Canzoniere Grecanico Salentino

In molti casi la riscoperta della tradizione musicale e popolare della pizzica è stata una conseguenza dei lavori antropologici ed etnologici che dall’inizio degli anni ’60 hanno preso piede grazie all’intenso lavoro di ricerca portato avanti diversi studiosi per comprendere e far conoscere una tradizione culturale antichissima ancora oggi radicata nel territorio.

Prima della riscoperta da parte del grande pubblico attraverso festival ed eventi rinomati come “la Notte della Taranta” che si tiene a Melpignano, la pizzica ed il fenomeno della taranta è stata esplorata come espressione di una cultura popolare e contadina destinata alla scomparsa.

Nell’ambito della rinascita della pizzica non si deve dimenticare il grande lavoro compiuto da collettivi di artisti e di musicisti che non solo hanno voluto raccogliere ciò che restava di un patrimonio di repertori musicali di grande importanza sociale e culturale, ma anche riproporlo nella sua intrinseca bellezza e nelle sue potenzialità di essere, ancora oggi, vivo ed attuale, pur se discosto dalla matrice da cui era originato.

Il Canzoniere Grecanico Salentino è stato uno di questi gruppi. Nato nel 1975 ha al suo attivo non solo uno spettacolo che viene replicato da allora in tutti i festival e le rassegne dedicate alla musica popolare, ma anche una serie di importanti pubblicazioni il cui scopo è quello di raccogliere e preservare documenti della cultura contadina, che, di tradizione orale, rischierebbero di perdersi definitivamente.

Non solo, ma l’impegno del Canzoniere Grecanico Salentino è anche orientato a promuovere la conoscenza delle minoranze linguistiche presenti nella regione pugliese.

De Martino e “La terra del rimorso”

De Martino è stato uno dei più importanti antropologi italiani dell’epoca contemporanea, in particolare con la produzione letteraria che inizierà appena dopo il secondo conflitto mondiale con la pubblicazione, per la casa editrice Einaudi, del volume “Il mondo magico”.

Nel saggio si delineavano già alcuni tratti della sua concezione del mondo magico ed arcaico della cultura contadina come una risposta irrazionale e sublimata alla storia di oppressione sia materiale che morale che culturale cui le popolazioni contadine sono da sempre state assoggettate.
Nel 1959 decide, con un’equipe mista di studiosi, psicologi, etnologi ed antropologi, di dirigersi a Galatina, il paese salentino famoso perchè ogni anno, il 29 giugno, nella piccola chiesa di San Paolo, si svolgeva un raduno di moltissime donne “tarantolate”, ovvero morsicate, si presumeva, da un piccolo ragno molto comune nelle campagne pugliesi e dell’Italia Meridionale.

Tale rito aveva da molto tempo affascinato studiosi e scienziati, ma nessuno ancora aveva cercato di darne una spiegazione puntuale che riassumesse in se tutte le tante componenti che vi entravano in gioco, la malattia di per se, che scientificamente non poteva essere effettivamente provocata dalla puntura del ragno, l’esorcizzazione del male attraverso la musica, con le sue conseguenze sia culturali che scientifiche di ciò, ed ancora la partecipazione collettiva ad un rito che evidentemente affondava le sue origini in un culto anteriore ai culti cristiani, e che, nonostante la pressione della chiesa, sopravviveva orgogliosamente ad ogni tentativo di assimilazione.

La sua ricerca sarà una delle pietre miliari dell’interpretazione del fenomeno delle tarantolate in cui per la prima volta si poseranno le basi per la sua interpretazione antropologica ed etnografica.