La serata delle Sorgenti a Torre Vado interamente dedicata alla Pizzica

Una località amata e conosciuta da tutti gli abitanti di Torre Vado, Le Sorgenti, è uno dei tanti spettacolari angoli del Salento che val proprio l’occasione di conoscere per chi ha deciso di recarsi in questa splendida sub-regione pugliese durante l’estate per trascorrervi indimenticabili vacanze.

Appena oltre il litorale sabbioso, là dove comincia una linea di basse scogliere, Le Sorgenti sono da sempre un appuntamento immancabile per la popolazione locale, attirata qui dalla dolcezza e freschezza delle acque, che sgorgano da una fonte sotterranea di acqua dolce. Un fenomeno comune nel territorio pugliese a causa della conformazione calcarea del suo substrato roccioso, che permette l’infiltrazione dell’acqua piovana nel sottosuolo, dove questa corre per decine, a volte centinaia di chilometri prima di risalire in superficie.

Una località, Le Sorgenti dove i visitatori potranno ammirare un panorama naturalistico incontaminato anche se molto vissuto.

Particolarmente amata dai pescatori, perchè qui, a causa del miscelarsi delle acque dolci e salate, si danno raduno tantissime specie di pesci e di altre creature marine.

Nel 2009 Le Sorgenti sono state al centro di un aspro dibattito che vedeva contrapposti gli interessi di un impresa turistica che qui voleva impiantare una stazione balneare e quelli della popolazione locale, che invece sosteneva che questo tratto di costa fosse da mantenere intatto nelle sue caratteristiche, libero ed a disposizione di tutti. Un dibattito questo che di recente ha investito anche altri tratti di costa salentina.

Il problema infatti è che il Salento, solo da pochi decenni diventato uno dei luoghi più gettonati delle vacanze sul territorio italiano, è esposto al forte rischio di una urbanizzazione e privatizzazione forzata per alimentare l’industria turistica crescente, con il rischio però che questo si traduca nel deturpamento di tratti di territorio naturali ed incontaminati. Porto Badisco, la Baia dei Turchi di Otranto sono solo alcuni dei luoghi dove in anni recenti si sono verificati casi analoghi.

Ritrovarsi tutti insieme alle Sorgenti quindi è stata una risposta della popolazione, una richiesta alle amministrazioni pubbliche che non si sacrificassero all’interesse economico privato luoghi e coste fino ad oggi fruibili liberamente da tutti.

Significativo, anche simbolicamente, che le manifestazioni in difesa delle Sorgenti siano state accompagnate dalle musiche locali, in primo luogo della pizzica, che sa esprimere al meglio il profondo legame che lega i salentini al loro territorio ed alle loro tradizioni.

Così come la pizzica è stata riscoperta e rivalutata nei suoi aspetti di tratto culturale distintivo di una popolazione, così il territorio dove da millenni le note frenetiche ed aspre della pizzica hanno risuonato va anch’esso rivalutato e riscoperto, ma preservandone intatte le caratteristiche e le bellezze, senza perciò che fama e notorietà ne possano in qualche modo compromettere la genuinità.

Ecco qui alcuni video delle serate dedicate alla pizzica svoltesi alle Sorgenti di Torre Vado:

Artisti e gruppi del Salento di Pizzica

La pizzica, la celebre danza popolare salentina, accompagnata dal suono frenetico di tamburelli ed organetti, violini e flauti, ha una tradizione antichissima, che la fa risalire a riti ed usanze religiose e culturali dell’era pre-cristiana.

Una danza che ha tutti i connotati di un rito d’altri tempi: la musica frenetica ipnotica e ripetitiva, la magia del ballo che comprende forti richiami simbolici ad un mondo culturale contadino.

Ed in più anche la componente esorcistica, nel fatto che deriva da una danza che un tempo aveva la funzione di curare le cosiddette “tarantolate”, quelle donne affette da uno stato di malessere generale che le faceva cadere in trance oppure a comportamenti provocatori e a forme di “pazzia” che la popolazione locale pensavano essere causate dal morso di un piccolo ragno presente nelle campagne meridionali.

Nel corso del tempo, via via che la tradizione curativa della pizzica veniva meno, la popolazione non ha smesso di tramandarsi le danze e la musica della pizzica, trasformandole però in un tratto distintivo del folklore locale.

E’ stato questo il motivo principale per cui la pizzica è riuscita ad arrivare fino ai nostri giorni, ed a stimolare intorno a se un accresciuto interesse, che ha visti protagonisti soprattutto i giovani, che come artisti o ricercatori, studenti o musicisti, si sono impegnati a recuperare l’antica tradizione, andando direttamente a cercare quei pochi musicisti anziani che avevano ancora un ricco repertorio da tramandare, e proponendo essi stessi la pizzica non più solo come semplice ricordo folkloristico del passato ma come un vero e proprio tratto culturale distintivo della regione salentina.

E questo ha anche significato la nascita spontanea di tanti gruppi di giovani musicisti che hanno voluto recuperare il repertorio della pizzica e riproporlo nelle piazze, nelle strade e nelle sale da concerto. Ben presto, da fenomeno per pochi appassionati, la pizzica si è rivelata capace di ammaliare sempre più persone, fino a diventare un appuntamento immancabile di sagre e feste, ed a cui vengono dedicati seguitissimi festival, come la celebre Notte della Taranta che si tiene ogni anno a Melpignano, un piccolo centro salentino che ospita per l’occasione migliaia di persone avvolte dalla musica e dalle danze.

Artisti e musicisti che non solo hanno attinto a piene mani dal repertorio classico, ma hanno ance saputo sperimentare contaminazioni inedite ed originali, miscelando alle musiche tradizionali ritmi e sonorità provenienti da altri mondi culturali e musicali, talvolta, con ottimi risultati.

Tanti i gruppi, e difficile citarli tutti, I Tamburellisti di Torrepaduli sono conosciutissimi per il lavoro di divulgazione culturale del mito delle tarantolate, oltre che ottimi ed attivissimi musicisti. Lu Rusciu Nosciu, un gruppo di giovani che ha voluto contrapporre la bellezza della musica e della tradizione della pizzica ad un presente troppo frenetico ed innaturale come quello dei tempi moderni, riproponendo la tradizione della pizzica come un antidoto al veleno della vita contemporanea.

Analoga riproposta della pizzica come “cura” dai mali della vita moderna anche nel programma costitutivo di un altro gruppo conosciutissimo, Alla Bua, formatosi proprio sulle strade dove da tempo immemore si balla la pizzica nelle feste di paese.

Officina Zoè, un gruppo, anch’esso di giovani, che ha voluto esplorare a fondo il magico mondo della pizzica-pizzica, la danza popolare salentina che ha legami fortissimi con l’antica tradizione musicale del Salento.

Gli Avleddha, che cantano in grecanico, e Aria Frisca sono altri gruppi di musicisti che alla pizzica si sono dedicati con passione. Molto spesso, a fianco del progetto musicale, i gruppi propongono una frenetica attività divulgativa della tradizione della pizzica e delle sue tante valenze culturali e sociali per il territorio.

Testi canzoni di Pizzica Salentina

La pizzica, nata e diffusa in epoca precristiana come ballo per esorcizzare le donne “tarantolate” ovvero preda di un malessere che si riteneva provocato dal veleno trasmesso dal morso di un piccolo ragno della famiglia delle tarantole molto comune e diffuso nelle campagne dell’Italia Meridionale, è oggi protagonista di una vivace riscoperta che, partita dal rinato interesse del pubblico giovanile, ha via via attirato a se sempre più curiosi ed appassionati.

La bellezza e l’eleganza, l’asprezza e la frenesia di questa antica musica popolare non è quindi stata perduta, come in molti, storici ed antropologi avevano temuto nel recente passato. Certo la riscoperta della pizzica ha perso quell’aspetto legato più propriamente alle funzioni terapeutiche e magiche della danza, tuttavia la rinata passione per questa porta con se molti aspetti davvero interessanti ed affascinanti.

Tantissimi i ricercatori, i giovani musicisti e gli studiosi che in questi anni si sono affaccendati a riscoprire un patrimonio spesso relegato alla pura trasmissione orale ma che ha saputo sopravvivere con vitalità fino ai giorni nostri.

Chi si avventura in questo mondo di suoni e di poesia, di danza e di magia scoprirà subito che oltre al vorticare delle gonne, al suono di violini ed organetti, la pizzica rappresenta anche un vasto patrimonio poetico, rappresentato dalle canzoni che accompagnano spesso il ballo. Canzoni che in molti casi sono vere e proprie poesie, come Kali Nifta, una canzone in greco salentino, una lingua tuttora parlata da una minoranza di lingua greca tuttora molto viva e presente nel Salento.

Una canzone d’amore per la propria bella che non sembra voler corrispondere a tanta passione.

Pizzica Kali Nifta

Tien glicea tusi nifta ti en òria
cìevò plonno pensèonta ‘ss’esena
C’ettù mpì ‘s ti ffenèstra ssu agàpi mu
tis kardia mmu su nifto ti ppena.
Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà……
Evò panta ss’esena penseo
jati ‘sena, fsichi mmu ‘gapò
ce pu pao, pu sirno, pu steo
sti kkardìa panta sena vastò
Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà……
Kali nifta se finno ce pao
plaia ‘su ti vo pirda prikò
ma pu pao, pu sirno pu steo
sti kkardia panta sena vastò.
Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà……

Tien glìcea tusi nìfta, ti en òria

C’ evò e’ plonno pensèonta ‘ss’esèna,
C’ettu-mpì ‘s ti’ ffenèstra-ssu, agàpi-mu,
Sti kardia-mu su nìfto ti ppena.

Evò panta ss’èsena penseo
jatì’ sena, fsichi-mmu ‘gapò
Ce pu pao, pu sìrno, pu steo,
sti kkardia panta sena vastò.

Lalallalalero……..

C’isu mai de m’agapise, oriamo
e su ponise mai pu se mena;
mai citt’orria chili su en onitse
na mu pi loja agapi vloimena

T a’steracia, pu panu, me vlepune
Ca mo fèngo frifizzun nomena,
Ce jelù ce mu leone: ston anemo
ta traudia pelisi, i chamena.

Lalallalalero……..

Kalì nifta se finno ce pao
plaia ‘su ti vo pirta prikò
ma pu pao, pu risno pu steo
sti kkardìa panta seno vastò


traduzione
Com’è dolce questa notte, com’è bella
e io non dormo pensando a te
e qui sotto la tua finestra, amore mio
del mio cuore ti apro la pena

Io sempre a te penso,
perchè te, anima mia, amo,
dove io vada, o fugga, o stia
te sempre porto nel mio cuore

Lalallalalero……..

E tu mai mi hai amato, mia bella,
non hai mai avuto sofferenza da me
non hai mai aperto queste tue belle labbra
per dirmi parole benedette d’amore

Le stelline dall’alto mi guardano
e di nascosto parlano con la luna
sorridono e mi dicono: “al vento
le canzoni fatte sono perdute”

 

Dedicato all’amata anche il brano “Sia benedetto ci fice lu munnu”, un canto di ringraziamento al creatore che tra le tante cose bellissime ha anche creato gli splendidi occhi della propria amata.

Sia benedetto ci fice lu munnu
Comu lu seppe bello a situare.
Fice la notte, poi fice lu giurnu
E po la fattu criscere e mancare,
fice lu mare tantu cupu e funnu
ogni vascello pozza navigare.
Fice lu sule e poi fice la luna
Poi fice l’occhi de la mia patrona.
Fice lu sole e poi fice ‘na stella
Poi fice l’occhi toi cara mia bella.

Molto bello anche il brano “U rusciu tu mare” che nella rappresentazione di un giovane che ascolta il gradidare delle rane nella palude come se fosse il brusio delle onde del mare pensa con malinconia al suo amore per la figlia del re, un amore che mai potrà essere corrisposto, a causa delle differenze di status sociale tra i due.

Na sira ieu passai te li patuli,
e ‘ntisi le cranocchiule cantare.
A una una ieu le sintia cantare,
ca me pariane u rusciu te lu mare.
U rusciu te lu mare e mutu forte,
la fija te lu re se ta alla morte.
Iddha se ta alla morte e ieu alla vita,
la fija te lu re sta se ‘marita.
Iddha sta ssè ‘marita e ieu me ‘nzuru,
la fija te lu re me ta nu fiuru.
Iddha me ta nu fiuru e ieu na parma,
la fija te lu re sta ba alla Spagna.
Iddha sta bbà alla Spagna e ieu n’Turchia,
la fija te lu re la zzita mia.
E vola vola vola, colomba, vola,
e vola vola vola, colomba mia….
….ca ieu lu core meu te l’aggiu ddare
E vola vola vola, colomba, vola,
e vola vola vola colomba mia….
….ca iue lu core meu, te l’aggiu datu.

Bedda ci stai luntanu” è una vera e propria serenata nella quale chi canta ricorda alla propria amata lontana che il suo cuore è sempre vicino, e che ciò che sente, il freddo come il caldo o il soffiare del vento, e ciò che vede, come le onde del mare, non sono altro che i sospiri, l’ardore, la passione che l’innamorato sente per la propria amata cui pensa ardentemente anche nella lontananza.

Bella, se stai lontano e vuoi vedermi
affacciati alla finestra di ponente
se senti freddo sono i miei sospiri
se senti caldo è questo cuore ardente
se onde vedi a mare non le temere
sono di lacrime fiumi correnti
e se nell’aria senti voci e lamenti
sono io che ti chiamo e non mi senti
al mio paese si fila l’oro
li si mangia sempre pane di grano

Una collana di Torri a difesa del passato

Il Salento non è solo terra di sole e di mare, ma è anche una terra di storia, di lotte intestine, di invasioni e colonizzazioni, di un passato che si dipana fra le pagine delle scogliere, tra le torri che ancora si ergono salde, a dispetto del tempo e della salsedine.

Torri che ricordano il tempo di Carlo V d’Asburgo, immerse nel liquido amniotico del XVII secolo, costruite come punti di avvistamento e difesa contro coloro che si avvicinavano alla costa via mare. Molti di queste torri, come nella località Torre Vado a Morciano di Leuca, ricordano quel periodo di storia che ancora è viva e accoglie i visitatori di oggi. Così, tra masserie, insenature e vecchie case ci si perde tra i profumi della salsedine e dei fichi, il fruscio del vento tra le foglie degli ulivi secolari, i richiami dei contadini e la risposta dei cani.

Chi vuole può seguire la via costiera e toccare tutte le torri. Partendo da Torre Vado si può proseguire per Torre Pali, Torre Mozza, Torre San Giovanni, Torre Suda, Torre Pizzo fino a raggiungere Gallipoli, la piccola perla del profondo Sud.

Perché, però, non spostarsi dal lato opposto e risalire la costa verso Santa Maria di Leuca, toccare le varie Marine fino alle Grotte (Grotta Rotundella, Grotta Zinzulusa, Grotta Romanelli, Grotta Cervi) e cogliere l’occasione di penetrare nel cuore e nelle visceri di questa terra calda e viva conosciuta topograficamente con il nome di Salento. L’ideale sarebbe trascorrere qui un periodo delle proprie vacanze, prendere una stanza in affitto in uno dei tanti hotel di Santa Maria di Leuca vista mare e visitare i luoghi partendo senza una meta precisa, lasciandosi guidare solo dal proprio cuore e dai profumi.

Qualcuno dice che il Salento è Africa. Forse è vero. Perché proprio come l’Africa ti penetra dentro e te lo porti dietro per sempre. Come il mal d’Africa, vi è anche un mal di Salento che ti brucia dentro quando sei lontano. Se sei nato qui o ci sei solo passato in vacanza, non importa. Ti contagia. Ma che importa? In fondo è un bel contagio.

Torre Vado: una torre a guardia del mare salentino

Il Salento è molto di più di una terra circondata dal mare. È una terra fatta di tradizioni e di storia antica. Il passato qui diventa presente e si mischia in un divenire che si proietta direttamente nel futuro senza freni o inibizioni.

La costa della Puglia è sicuramente una delle più rinomate che non ha nulla a che invidiare alle coste della Sardegna o dei mari oltreoceano. Qui sembra che il tempo si sia fermato, che il progresso non abbia toccato nulla. Le acque si aprono libere ai sommozzatori e alle visite sott’acqua, si lasciano solcare dalle barche senza arrossire mentre il sole forte illumina il cielo di un blu profondo.

Il modo migliore per visitare il Salento è quello di affittare un appartamento o una casa vacanza e girare liberi alla ricerca e alla scoperta delle sue meraviglie. Diviso tra Mare Ionico e Mare Adriatico, il Salento offre luoghi e profumi da non dimenticare. Come Torre Vado, un piccola località di mare che si affaccia sul versante Ionico ad appena 6 km da Santa Maria di Leuca, sul bordo del tacco che segna il fine dell’Italia.

Torre Vado prende il suo nome dalla presenza di un’antica torre, una delle tanti torri erette a guardia del mare. Vado deriva dal latino vadum che significa guado, luogo dove l’acqua permette l’attraversamento senza la costruzione di ponti o traghetti. Qui nel 1500 gli spagnoli eressero una grande Torre saracena che oggi rimane a controllare e vegliare sulle acque limpide di un mare semplicemente italiano.

Da qui si può facilmente raggiungere le grotte di Leuca, passeggiare tra le antiche masserie fortificate, ammirare i castelli, le zone archeologiche, le chiese e tutti gli stralci di storia e architettura che questa terra protegge con amore. A coronare il passato vi è un presente di vive attività turistiche, di infiniti chilometri di spiagge bianche dalla sabbia finissima che si lascia lambire da un mare limpido e incontaminato, luogo ideale per coloro che vogliano vivere la natura e gli sport acquatici. La costa bassa del suo guado, inoltre lo rende il luogo ideale per le vacanze delle famiglie. Il suo degradare dolcemente verso il mare, i suoi scogli bassi, lo rendono un luogo facilmente accessibile sia a coloro che non sono bravissimi a nuotare, sia alle famiglie con bimbi piccoli che non corrono il rischio delle acque profonde. L’unico pericolo di questi luoghi è affondare nel blu di questo cielo terso e profondo.