Video di Pizzica e tarantella salentina

La pizzica e la tarantella salentina sono diventati un fenomeno culturale e di costume degno delle pagine di studiosi e storici solo a partire dagli anni ’60.

Prima di allora, sebbene diffusissima e praticata nella tradizione culturale contadina del Salento, questo ballo, nato e diffusosi in parallelo con un altro fenomeno antichissimo, quello delle “tarantolate” questo ballo e la musica che lo accompagna erano dai più considerati come una sorta di retaggio culturale d’altri tempi, una tradizione ormai destinata a scomparire con il sopraggiungere della modernità e dei suoi costumi.

Invece, grazie allo sforzo di ricercatori ed antropologi, ma anche grazie ad un diffuso interesse dei giovani, la pizzica è stata al centro di un movimento di riscoperta, che ha saputo far rinascere l’interesse per un tratto distintivo ed imperdibile delle antiche culture locali. Riscoperta che si è evoluta in diverse direzioni, da un lato andando a scoprire e ritrovare gli anziani artisti, che per secoli sono stati coloro che hanno tramandato, molto spesso solo per via orale, le tecniche musicali e le sonorità tipiche di questa musica.

Dall’altro lato andando a far crescere un vivaio di giovani musicisti e di danzatori che hanno saputo ridestare l’interesse per questa musica nei loro coetanei. Si è così tanto allargata la fama e la popolarità della pizzica che oggi sono tantissime le iniziative che fioriscono intorno ad essa, dai festival celebri come La Notte della Taranta di Melpignano alle sagre locali ai tanti concerti, registrazioni musicali e performance che ormai hanno di gran lunga superato gli stretti confini della regione per quanto riguarda l’apprezzamento ed il seguito.

Uno dei modi migliori di vivere e conoscere a fondo la pizzica e la sua cultura è sicuramente quello di recarsi di persona nel Salento, un’occasione d’oro anche per trascorrere indimenticabili vacanze tra splendidi panorami costieri e città d’arte imperdibili.

Ma per chi non potesse proprio, almeno per il momento, regalarsi una vacanza in Salento, la diffusione di Internet permetterà di avere tantissimo materiale a disposizione per poter gettare uno sguardo su questo mondo culturale così frenetico e vitale. Tantissime le opportunità per esempio di trovare video sui maggiori siti di videosharing, YouTube in testa, dove appassionati videomaker, professionisti o dilettanti ci regalano tante immagini per assaporare la solarità e la magia di queste tradizioni antichissime.

Tra i tanti video presenti si può segnalare questo, che offre oltre ad un’accurata rappresentazione del ballo anche il suggestivo panorama di strade e cortili tipici del Salento.

Suggestivo anche un altro video, con due belle ballerine che ballano sulla spiaggia in una bella atmosfera di tramonto sul mare con sullo sfondo una delle tante torri di guardia della costa pugliese.

Tantissimi i video dedicati alla celebre Notte della Taranta, tra le quali l’edizione più gettonata ad una prima esplorazione su YouTube è stata quella del 2007 che ha visto la presenza nella piccola piazza di Melpignano di più di 100.000 persone.

Tra i video disponibili anche le versioni della pizzica di San Vito, e quella, altrettanto nota agli appassionati della “danza delle spade”.

https://www.youtube.com/watch?v=m6M8Jv9jEw0&feature=related

I Corsi di Pizzica dove trovarli

Come tutte la tradizioni popolari, anche la pizzica e la tarantella salentina hanno vissuto, nel corso della loro lunghissima ed antichissima storia, tante vicende da raccontare. La pizzica in particolare è nata e si è sviluppata da un fenomeno religioso e terapeutico fin da prima dell’era cristiana, ai tempi in cui sul territorio italiano si adoravano ancora dei pagani e si seguivano tradizioni culturali strettamente legate ai ritmi della vita contadina.

In particolare la musica ipnotica ed il ritmo frenetico della pizzica per molti versi ricorda certe musiche e certe danze pagane che avevano una precisa funzione esorcistica, perchè veniva utilizzata come cura per le cosiddette “tarantolate” quelle donne affette da una sorta di malessere psicologico ed esistenziale che nelle sue manifestazioni sintomatiche si esprimeva in forme molto simili alle convulsioni isteriche ed alla pazzia.

In antichità si riteneva che la causa di questa forma di “pazzia” fosse da attribuirsi alla puntura di un ragno molto comune nelle campagne dell’Italia meridionale, la tarantola, e che le convulsioni e la perdita di conoscenza delle donne fosse il segno di una forma di avvelenamento causato dal morso del ragno.

In realtà studi più moderni hanno evidenziato come quello della puntura del ragno fosse in realtà un tratto leggendario, e che la sintomatologia delle tarantolate fosse in realtà da attribuirsi a manifestazioni molto drammatiche di disagio soprattutto della popolazione femminile, così subalterna e sottomessa nella cultura contadina di un tempo. Oggi la pratica dell’esorcismo del morso della tarantola attraverso la danza è quasi scomparsa, sebbene rimangano ancora esempi di questo suo utilizzo.

Se la pratica terapeutica legata alla pizzica va via via scemando, è in forte crescita la passione per questa musica ed alle danze ad essa correlate.

Al Sud Italia tarantelle e pizzica sono ancora amate e praticate dalla popolazione in maniera massiccia, mentre nelle città settentrionali la pratica è molto meno diffusa, sebbene la presenza di molti immigrati provenienti dal meridione ha fatto si che non sia più così raro scoprire anche qui qualche gruppo di appassionati.

Al punto che sono sempre di più le possibilità per chi volesse accostarsi a questa antica tradizione di poter frequentare corsi di pizzica dove apprendere i primi rudimenti della danza e conoscere a fondo le modalità con cui questa si esprime.

Naturalmente nella terra della pizzica, il Salentocorsi e lezioni di pizzica sono numerose, disponibili sia nelle cittadine più grandi ed anche nei paesi, ma una breve ricerca sulla rete farà la sorpresa di curiosi ed appassionati nello scoprire come in diverse città italiane siano tantissime le opportunità di cimentarsi con le aspre sonorità di questo antico ballo.

Spesso i corsi hanno un’impostazione moto generica, comprendendo nello stesso ciclo di lezioni sia l’apprendimento della pizzica, la danza specificamente salentina, alla quale si accosta la conoscenza e l’apprendimento di altri analoghi balli diffusi in tutta l’Italia Meridionale, come la tarantella o la tammuriata.

Testi canzoni di Pizzica Salentina

La pizzica, nata e diffusa in epoca precristiana come ballo per esorcizzare le donne “tarantolate” ovvero preda di un malessere che si riteneva provocato dal veleno trasmesso dal morso di un piccolo ragno della famiglia delle tarantole molto comune e diffuso nelle campagne dell’Italia Meridionale, è oggi protagonista di una vivace riscoperta che, partita dal rinato interesse del pubblico giovanile, ha via via attirato a se sempre più curiosi ed appassionati.

La bellezza e l’eleganza, l’asprezza e la frenesia di questa antica musica popolare non è quindi stata perduta, come in molti, storici ed antropologi avevano temuto nel recente passato. Certo la riscoperta della pizzica ha perso quell’aspetto legato più propriamente alle funzioni terapeutiche e magiche della danza, tuttavia la rinata passione per questa porta con se molti aspetti davvero interessanti ed affascinanti.

Tantissimi i ricercatori, i giovani musicisti e gli studiosi che in questi anni si sono affaccendati a riscoprire un patrimonio spesso relegato alla pura trasmissione orale ma che ha saputo sopravvivere con vitalità fino ai giorni nostri.

Chi si avventura in questo mondo di suoni e di poesia, di danza e di magia scoprirà subito che oltre al vorticare delle gonne, al suono di violini ed organetti, la pizzica rappresenta anche un vasto patrimonio poetico, rappresentato dalle canzoni che accompagnano spesso il ballo. Canzoni che in molti casi sono vere e proprie poesie, come Kali Nifta, una canzone in greco salentino, una lingua tuttora parlata da una minoranza di lingua greca tuttora molto viva e presente nel Salento.

Una canzone d’amore per la propria bella che non sembra voler corrispondere a tanta passione.

Pizzica Kali Nifta

Tien glicea tusi nifta ti en òria
cìevò plonno pensèonta ‘ss’esena
C’ettù mpì ‘s ti ffenèstra ssu agàpi mu
tis kardia mmu su nifto ti ppena.
Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà……
Evò panta ss’esena penseo
jati ‘sena, fsichi mmu ‘gapò
ce pu pao, pu sirno, pu steo
sti kkardìa panta sena vastò
Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà……
Kali nifta se finno ce pao
plaia ‘su ti vo pirda prikò
ma pu pao, pu sirno pu steo
sti kkardia panta sena vastò.
Larilò larilò lallerò, larilò larilò llà llà……

Tien glìcea tusi nìfta, ti en òria

C’ evò e’ plonno pensèonta ‘ss’esèna,
C’ettu-mpì ‘s ti’ ffenèstra-ssu, agàpi-mu,
Sti kardia-mu su nìfto ti ppena.

Evò panta ss’èsena penseo
jatì’ sena, fsichi-mmu ‘gapò
Ce pu pao, pu sìrno, pu steo,
sti kkardia panta sena vastò.

Lalallalalero……..

C’isu mai de m’agapise, oriamo
e su ponise mai pu se mena;
mai citt’orria chili su en onitse
na mu pi loja agapi vloimena

T a’steracia, pu panu, me vlepune
Ca mo fèngo frifizzun nomena,
Ce jelù ce mu leone: ston anemo
ta traudia pelisi, i chamena.

Lalallalalero……..

Kalì nifta se finno ce pao
plaia ‘su ti vo pirta prikò
ma pu pao, pu risno pu steo
sti kkardìa panta seno vastò


traduzione
Com’è dolce questa notte, com’è bella
e io non dormo pensando a te
e qui sotto la tua finestra, amore mio
del mio cuore ti apro la pena

Io sempre a te penso,
perchè te, anima mia, amo,
dove io vada, o fugga, o stia
te sempre porto nel mio cuore

Lalallalalero……..

E tu mai mi hai amato, mia bella,
non hai mai avuto sofferenza da me
non hai mai aperto queste tue belle labbra
per dirmi parole benedette d’amore

Le stelline dall’alto mi guardano
e di nascosto parlano con la luna
sorridono e mi dicono: “al vento
le canzoni fatte sono perdute”

 

Dedicato all’amata anche il brano “Sia benedetto ci fice lu munnu”, un canto di ringraziamento al creatore che tra le tante cose bellissime ha anche creato gli splendidi occhi della propria amata.

Sia benedetto ci fice lu munnu
Comu lu seppe bello a situare.
Fice la notte, poi fice lu giurnu
E po la fattu criscere e mancare,
fice lu mare tantu cupu e funnu
ogni vascello pozza navigare.
Fice lu sule e poi fice la luna
Poi fice l’occhi de la mia patrona.
Fice lu sole e poi fice ‘na stella
Poi fice l’occhi toi cara mia bella.

Molto bello anche il brano “U rusciu tu mare” che nella rappresentazione di un giovane che ascolta il gradidare delle rane nella palude come se fosse il brusio delle onde del mare pensa con malinconia al suo amore per la figlia del re, un amore che mai potrà essere corrisposto, a causa delle differenze di status sociale tra i due.

Na sira ieu passai te li patuli,
e ‘ntisi le cranocchiule cantare.
A una una ieu le sintia cantare,
ca me pariane u rusciu te lu mare.
U rusciu te lu mare e mutu forte,
la fija te lu re se ta alla morte.
Iddha se ta alla morte e ieu alla vita,
la fija te lu re sta se ‘marita.
Iddha sta ssè ‘marita e ieu me ‘nzuru,
la fija te lu re me ta nu fiuru.
Iddha me ta nu fiuru e ieu na parma,
la fija te lu re sta ba alla Spagna.
Iddha sta bbà alla Spagna e ieu n’Turchia,
la fija te lu re la zzita mia.
E vola vola vola, colomba, vola,
e vola vola vola, colomba mia….
….ca ieu lu core meu te l’aggiu ddare
E vola vola vola, colomba, vola,
e vola vola vola colomba mia….
….ca iue lu core meu, te l’aggiu datu.

Bedda ci stai luntanu” è una vera e propria serenata nella quale chi canta ricorda alla propria amata lontana che il suo cuore è sempre vicino, e che ciò che sente, il freddo come il caldo o il soffiare del vento, e ciò che vede, come le onde del mare, non sono altro che i sospiri, l’ardore, la passione che l’innamorato sente per la propria amata cui pensa ardentemente anche nella lontananza.

Bella, se stai lontano e vuoi vedermi
affacciati alla finestra di ponente
se senti freddo sono i miei sospiri
se senti caldo è questo cuore ardente
se onde vedi a mare non le temere
sono di lacrime fiumi correnti
e se nell’aria senti voci e lamenti
sono io che ti chiamo e non mi senti
al mio paese si fila l’oro
li si mangia sempre pane di grano