Endorcismo ed Esorcismo: il fenomeno delle tarantate

La tradizione vuole che le ragazze, una volta pizzicate dalla tarantola, presentino dei segni premonitori del malessere provocato dal veleno del ragno. Sulla potenza di questo veleno si sono interrogati medici ed etologi ma sino ad oggi non è stato individuato alcun ragno, presente in Puglia, in grado di provocare tali mutazioni neurovegetative e psichiche.

È facile immaginare che il ragno era uno stratagemma ideato per fuggire da una realtà di stenti e di difficoltà, sia a livello economico che sociale, problemi che si riversavano pesanti sulle spalle delle donne meridionali (in questo caso salentine). In giugno, quando le donne andavano a raccogliere le spighe di grano, venivano pizzicate dal ragno e si dava dunque inizio alla “danza”.

La prima cosa da fare era individuare che tipo di tarantola avesse pizzicato la donna. Nella stanza della donna pizzicata veniva suonata una musica con i tamburelli e con altri strumenti che avrebbe fatto muovere la donna secondo dei movimenti rivelatori della la razza dell’aracnide: taranta libertina, taranta muta, taranta tempestosa, etc. Inoltre venivano sottoposte ad una “esplorazione cromatica”: davanti a loro vi erano dei nastri sgargianti di vari colori, le zacareddre.

La loro reazione di fronte ai colori dei nastri sarebbe stato una ulteriore del tipo di tarantola coinvolta. Molte volte la loro reazione poteva raggiungere alti gradi di aggressività nei confronti di coloro che indossassero il colore della tarantola.

Prima ancora dell’esorcismo vero e proprio (la soppressione del ragno tramite la danza terapeutica della pizzica) vi era la fase dell’endorcismo: la pizzicata si identificava con il ragno e assumeva atteggiamenti e movimenti aracnoidi: si stendeva sul suolo, strisciava, mimava l’andatura del ragno, roteava il capo, cercava di arrampicarsi sulle pareti. Questa fase poteva durare anche alcuni giorni. La sera, esauste, crollavano a terra nei loro camicioni bianchi per riprendere la danza il mattino dopo. Solo la danza ritmica e frenetica della pizzica avrebbe potuto “far scoppiare” il ragno che l’aveva pizzicata. La fine del rituale avviene con il vero e proprio esorcismo: la danza frenetica che scaccia il male e le donne che calpestano i piedi per terra per schiacciare idealmente il ragno fino ad giungere a completa guarigione. Una volta guarite ritornavano alla loro vita di sempre in attesa dell’anno successivo, quando molte di loro venivano pizzicate nuovamente.

Il Fazzoletto rosso, simbolo di amore e di passione

La tradizione vuole che una delle tante varianti della pizzica sia, principalmente, una danza di corteggiamento dove la donna, muovendo i passi e saltellando al ritmo dei tamburelli, si lascia corteggiare dall’uomo.

Questi, avvolto dalla sensualità della danza, della musica e dagli sguardi di lei, lascia alla donna il potere della scelta. Ed ella, fedele alla sua storia ancestrale, gestisce le redini del fato e del destino amoroso, scegliendo il proprio partner e lasciandosi scegliere nuovamente da lui. Sarà proprio il fazzoletto rosso, rosso come il sangue e la passione, rosso come l’istinto incontrollato che, sventolato dalle mani di lei, sceglierà partner.

Questi accetterà la scelta della donna e si avvicinerà a lei, nel vortice di una danza erotica e sensuale, fatta di leggeri sfioramenti e sguardi erotici. Il fazzoletto rosso sarà, quindi, strumento di invito per l’uomo, scelto ad unirsi al suo sì. Questo rito del fazzoletto per la scelta del partner amoroso si ritrova ancora oggi non solo nel Salento, ma in tutta la regione e in alcune aree della Basilicata e della Campania.

La tradizione fa risalire l’uso del fazzoletto a periodi molto antichi e lo vuole simbolo d’amore. Il rosso acceso della stoffa emerge tra i movimenti caldi della danza per disegnare vortici di corteggiamento e di amoreggiamenti, per esprimere la propria voce una volta che la donna ha scelto il suo uomo. Giunti a questo punto il fazzoletto diverrà simbolo dell’amore concesso al partner da parte della fanciulla, la quale dona quel fazzoletto, rosso come il suo cuore, a colui che l’ha conquistata.

Alcuni studiosi sostengono, oggi, che il fazzoletto non appartiene alla tradizione della danza, ma che sia stato aggiunto in seguito, a mo’ di ornamento. Le mani delle danzatrici si anellavano del rosso della sua stoffa per aggiungere colore alla coreografia di una danza già di per sé travolgente. Quale che sia la sua vera storia, il rosso di quel fazzoletto è di sicuro simbolo emblematico di un sentimento forte ed istintivo come l’amore e la passione di cui si fa vessillo.