Canzoniere Grecanico Salentino

In molti casi la riscoperta della tradizione musicale e popolare della pizzica è stata una conseguenza dei lavori antropologici ed etnologici che dall’inizio degli anni ’60 hanno preso piede grazie all’intenso lavoro di ricerca portato avanti diversi studiosi per comprendere e far conoscere una tradizione culturale antichissima ancora oggi radicata nel territorio.

Prima della riscoperta da parte del grande pubblico attraverso festival ed eventi rinomati come “la Notte della Taranta” che si tiene a Melpignano, la pizzica ed il fenomeno della taranta è stata esplorata come espressione di una cultura popolare e contadina destinata alla scomparsa.

Nell’ambito della rinascita della pizzica non si deve dimenticare il grande lavoro compiuto da collettivi di artisti e di musicisti che non solo hanno voluto raccogliere ciò che restava di un patrimonio di repertori musicali di grande importanza sociale e culturale, ma anche riproporlo nella sua intrinseca bellezza e nelle sue potenzialità di essere, ancora oggi, vivo ed attuale, pur se discosto dalla matrice da cui era originato.

Il Canzoniere Grecanico Salentino è stato uno di questi gruppi. Nato nel 1975 ha al suo attivo non solo uno spettacolo che viene replicato da allora in tutti i festival e le rassegne dedicate alla musica popolare, ma anche una serie di importanti pubblicazioni il cui scopo è quello di raccogliere e preservare documenti della cultura contadina, che, di tradizione orale, rischierebbero di perdersi definitivamente.

Non solo, ma l’impegno del Canzoniere Grecanico Salentino è anche orientato a promuovere la conoscenza delle minoranze linguistiche presenti nella regione pugliese.

Un saluto a Pino Zimba, maestro della Pizzica Salentina

Sono passati solo pochi mesi dalla scomparsa del grande maestro Pino Zimba, al secolo Giuseppi Migali. Musicista e strumentista di grandi doti e di profondo spessore, il tamburello di Zimba ha promosso la pizzica del Salento oltre i confini della terra dei Saltellini, diffondendola per tutto lo stivale e oltre, fino ai confini del mondo. Figlio di un pizzicato, ha suonato e ha fatto ballare i pizzicati, portando alto l’onore della pizzica tradizionale immolandola sull’altare dell’immortalità imponendo le mani con il suo tocco rinnovatore come un piccolo dio Mida.

Pur rimanendo radicato alla propria tradizione e alla propria musica e cultura, il suo tocco magistrale ha permesso alla Pizzica Salentina di evolversi musicalmente, mantenendo vive e sempre attuali le tradizioni che ne hanno permesso la nascita e la diffusione. Il ritmo e la sensualità delle danze di questo intramontabile genere musicale hanno abbandonato alle spalle le motivazioni antropologiche della sua nascita per incarnarsi, sangue e passione, in una realtà moderna e contemporanea che ha cambiato i colori, ma non i battiti e le aspirazioni. Se prima si ballava per esorcizzare le avversità e gli stenti, oggi i nuovi tamburelli, i flauti e gli organetti dei Zimbaria si orchestrano per annientare lo stress e l’alienazione di questa vita tecnologica, per riportarci alle nostre radici più ancestrali, là dove l’istinto non viene offuscato dalla ragione. Zimba, con il suo tamburello leccese dà il ritmo a palpiti, pensieri, passioni e voce ad una vita che ha cambiato gli abiti, ma che è rimasta immutata in forma e sostanza.

Come non ricordarlo nei film di Edoardo Winspeare: La Pizzicata (1997), Il Miracolo (2003) e il celeberrimo Sangue Vivo (2000) dove la vicenda si snoda fra le strade del Salento e il ritmo della pizzica.

Danza a scherma o Danza delle spade

Danza a scherma o delle spade è una danza molto antica che ogni anno viene riproposta dal tramonto del 15 agosto all’alba del 16 agosto nello spaio antistante il Santuario di S. Rocco a Torrepaduli in occasione dei festeggiamenti in onore del Santo.

Molto probabilmente deriva da duelli rusticani che si tenevano per difendere l’onore o l’orgoglio fra famiglie rivali o in occasione di fiere e mercati. Anche se non lo si può affermare con certezza questo ballo sembra essere stato introdotto dagli zingari che gestivano i principali mercati di bestiame.

Il ballo è accompagnato dagli immancabili tamburelli salentini e da armoniche e bocca. I danzatori si sfidano in una specie di duello che in passato prevedeva l’utilizzo di coltelli oggi non più utilizzati.

Lo scopo principale della danza è quello di colpire l’avversario, e ogni gesto simula i movimenti tipici della lotta con i coltelli seguendo delle regole di combattimento: non voltare mai la schiena all’altro, essere sempre vigili e tenere bene le distanze.

Il ballo prevede la presenza di due ballerini che vengono man mano sostituiti con persone presenti nel gruppo.