Lycosa tarentula

Lycosa tarentula è il nome scientifico di un piccolo ragno, della famiglia degli aracnidi, la cui presenza nei territori mediterranei è conosciuta da millenni, sembra che gli antenati del ragno attuale fossero già presenti sul pianeta già 400 milioni di anni fa.

Il nome del ragno volgare è “Ragno Lupo”, ma nel Salento si è cominciato molto tempo fa a chiamarlo tarantola, e le origini di questa denominazione sono molto oscure, per qualcuno infatti tale appellativo deriva da Taranto, mentre per altri la provenienza è da attribuirsi al fiume Tara, un piccolo corso d’acqua che scorre poco distante da Taranto sgorgando, come comune a molti fiumi del territorio carsico, dopo un percorso sotterraneo tra profonde caverne.

Il morso di questo ragno è doloroso, come ben sanno i contadini che d’estate si apprestano a fare la raccolta del grano, ma non è assolutamente mortale, e, se si dovesse descriverlo, assomiglia a grandi linee alla puntura delle vespe o delle api.

Ciononostante al morso del ragno è stato associato il fenomeno del tarantismo, una sorta di disturbo di carattere neurologico e psichiatrico.

Il nome tarantola nel corso del tempo è stato associato ai ragni di grandi dimensioni che nel territorio europeo sono sconosciuti, e che invece abbondano negli altri continenti, dall’Asia all’Africa alle Americhe, le migali.

Anche se più impressionanti per le dimensioni, ad oggi non è stata ancora scoperta, neanche tra le specie più grandi, nessuna che si possa effettivamente considerare mortale per l’uomo.

Elementi pagani nel tarantismo

Fenomeno socio-culturale tipico del territorio salentino, affonda le proprie radici nel lontano passato. Alcune testimonianze fanno risalire le prime manifestazioni al Medioevo ma sembra che in realtà faccia parte di un’antica credenza popolare del mondo rurale, presente anche nella cultura greca e latina.

Legato ad un antico rituale pagano, si è poi integrato con elementi cristiani. Durante tutto il periodo della cristianizzazione e l’eliminazione (laddove possibile) di ogni influenza pagana nel mondo contadino, la Chiesa ha cercato di inglobare rituali e credenze pagane sostituendole con quelle cristiane.

Il ragno (ed assieme ad esso il serpente) fa parte di una cultura matriarcale, rappresentante il simbolo sessuale. Il serpente, come elemento del male, verrà subito integrato nella cultura cristiana come personificazione stessa del male; è uno dei tanti travestimenti del principe delle tenebre: Satana. Questi, dopo essere stato cacciato dal paradiso terrestre per aver osato opporsi a Dio, torna per tentare Eva e portarla sulla strada della disobbedienza, dimostrando il suo poter e la sua forza sugli uomini. La figura del serpente come simbolo fallico rimarrà anche negli annali della psicanalisi, simbolo inconscio di voluttà e desideri proibiti.

Il ragno sarà invece legato alla cultura popolare, simbolo della terra madre che riaffiora, che tesse la rete della vita. Il Cristianesimo non riuscirà a soffocare questo ricordo di una società matriarcale in cui il femminino non è stato ancora soppresso dal potere maschile. Nel rituale del tarantismo, il ragno pizzicherà di preferenza le donne, espressione di una realtà femminina che non è stata del tutto cancellata dal dominio patriarcale.

In questo rito il ragno pizzica la donna da sotto le vesti mentre lei, nei campi, raccoglie le spighe di grano. Questo morso lascerà nel sangue della donna un veleno pericoloso chela porterà in una fase di alterazione psichica, in una forma di trance, che indurrà nella pizzicata atteggiamenti e comportamenti non coscienti. Il muoversi spasmodico degli arti, la disinibizione assoluta provocata dal veleno della tarantola, fungono da giustificazione per comportamenti provocatori e sessuali, senza che lei possa esserne causa consapevole. È, dunque, la rivalsa del femminino che si riappropria della propria sessualità e dei propri istinti annullando ogni forma di condizionamento sociale e culturale, svincolando la sessualità della donna e rendendola libera. La Chiesa permetterà questo rituale facendo in modo che la sua fine (la liberazione della ragazza dalla possessione demoniaca) avvenga per mano di Santa Madre Chiesa attraverso al figura di San Paolo, elemento cristiano che annullerà il potere pagano del ragno. La Santità Cristiana ottiene,così, rivalsa sul mito pagano.

Pizzica, Taranta o pizzica tarantata?

La fama della pizzica, in questi ultimi anni, si sta diffondendo a macchia d’olio, raggiungendo i confini dell’Italia e andando oltre. Sono nate scuole di danza per impararne i passi e i “pizzicati” si esibiscono sulle piazze di tutta l’Italia. Parlando di questa famosa danza salentina, si sente sempre più utilizzare il termine taranta per indicarne, in realtà, il ballo o la musica. Questo termine, taranta, viene utilizzato in questo senso in maniera impropria.

La pizzica, come ben sappiamo, nasce come musica terapeutica fatta suonare dagli uomini all’interno delle case (o nelle piazze) per liberare le “pizzicate” dal morso della taranta, termine salentino per indicare la tarantola, il ragno della famiglia Lycosidae, che aveva fama di pizzicare le donne sotto le vesti durante il periodo della mietitura. La musica da loro utilizzata aveva la funzione di far ballare le donne fino all’estremo, in modo da uccidere il ragno e liberare le fanciulle dal malessere provocato dal morso. Questa danza è poi stata indicata come “pizzica tarantata” proprio per indicare il tipo di danza e da cosa veniva provocata.

In seguito, mal utilizzando il termine tarantata, l’indicazione di questo ballo terapeutico è stato abbreviato con il termine taranta (che nella lingua salentina indica, appunto, la tarantola) portando ad un uso inappropriato del termine. Oggi rimane l’utilizzo di questo termine per indicarne la particolare danza provocata dalla tarantola, sebbene viene in realtà chiamata unicamente con il nome dell’animale che ne provoca il movimento.