Edoardo Winspeare ci racconta il Salento in immagini

Edoardo Winspeare è attore e registra italiano. Nato a Klagenfurt il 14 settembre del 1965 da padre napoletano e da madre austriaca, cresce in un paesino del profondo salento, a Depressa, una frazione di Tricase. Studia Lettere presso l’Università di Firenze e dopo la laurea si trasferisce a New York per seguire in corso di fotografia.

Affascinato dalle arti visive, decide di andare a Monaco di Baviera per studiare storia e teoria cinematografica presso la Hochschule für Fernsehen und Film dove si diploma. In seguito lavora in alcuni cortometraggi come assistente alla regia, operatore alla macchina, montatore e tecnico del suono. Questa esperienza sarà poi fondamentale per la sua carriera futura quando, fedele alle sue radici e ad un cuore salentino che batte nel suo petto, si dedica alla realizzazione di documentari e cortometraggi sulle tradizioni salentine per poi approdare al grande cinema con la produzione e la regia di film come Pizzicata (1995), Sangue Vivo (2000) e Il Miracolo (2003). I suoi film ricevono menzioni importanti non solo in Italia ma in tutta Europa.

La figura di Edoardo è davvero emblematica per la storia della musica e delle tradizioni di questa terra spaccata dal sole. Sebbene i suoi natali non siano pugliesi, ha sentito forte l’attrazione di questa terra di Puglia ed egli ha assimilato tutto, musica e tradizioni, entrando in un connubio creativo e produttivo che lo ha portato alla produzione di lungometraggi sulla storia delle tradizioni salentine. Il più indebitandosi e facendo grosse fatiche per cercare di recuperare un po’ di investimenti, ma sempre con il cuore gonfio per una terra che ha sempre sentito sua.

Edoardo non si è solo dedicato al cinema sul Salento ma ha anche creato un gruppo musicale, gli Zoe, capitanato da Pino Zimba e composto da Lamberto Robo (tamburello), Donatello Pisanello (organetto), Ambrogio De Nicola e Claudio Miggiano (chitarra), Cinzia Marzo e Raffaella Aprile (vocalisti).

Pizzicata, il primo film sul rito della taranta.

Dopo aver girato una serie di cortometraggi e di documentari sulla cultura salentina, Edoardo Wespeare gira questa pellicola autofinanziandosi per parlare di questa fetta di cultura sconosciuta ai più, specialmente al pubblico straniero. Fino all’arrivo di questo film, l’estero conosceva molto di queste danze e della storia che esse danzavano.

Il pubblico d’oltralpe apprezzerà molto questo racconto perdonando alcune incongruenze nelle sceneggiatura totalmente sovrastate da un gruppo di attori non professionisti ma di una bravura eccezionale che si muovono davanti a luoghi e paesaggi poco utilizzati nel cinema italiano ed internazionale.
Pizzicata è il primo e vero film che narra di questo complesso fenomeno socio-culturale che appartiene alla terra del Salento: la pizzica. Edoardo Winspeare ne parla con cognizione di causa, a discapito di un cognome che lo fa apparire anni luce lontano dalla terra degli ulivi e delle uve. Parla del fenomeno del tarantismo, manifestazione di una realtà popolare che ha attirato l’attenzione di studiosi e etnologi. Questa è la prima volta che si cerca di raccontarlo con le immagini, di portarlo sul grande schermo. “Il tarantismo è molto, molto complesso ed è difficile da sintetizzare – racconta Winspeare quello che posso dire per quello che riguarda la mia esperienza, il tarantismo come sofferenza è morto: non c’è più S. Paolo, però la taranta vive… la taranta vive come urlo di gioia, come grido anarchico di libertà, come festa, come comunione, come sballo, trance naturale, senza bisogno di pastiglie e droghe varie, e questo è tutto positivo. Da noi ha rappresentato anche una riappropriazione dell’identità, della propria coscienza in maniera per niente nazionalista”.
Se oggi la cultura salentina ha attirato l’attenzione di giovani italiani e stranieri, è anche grazie a queste iniziative, al coraggio di alcuni artisti che hanno avuto l’audacia dell’andare contro corrente investendo soldi, energie e creatività su un film che narra di storie vere ma che, forse, non riempiranno mai il botteghino ma che arrivano diritte alla gente e fanno esplodere la passione. Di pizzica se ne parla dappertutto: nei mercati, nei bar, dal calzolaio e con il vicino di casa. Adesso anche su internet, nuovo e impensabile mezzo per tramandare la cultura di un tempo portando in auge una terra, quella del Salento, spesso dimenticata nella solitudine del suo tacco.

Siamo verso la fine della seconda Guerra Mondiale e Tony Morciano, un giovane pilota americano, sta pilotando un aereo da ricognizione in volo nel cielo salentino. “Ho deciso di ambientare Pizzicata nel ’43 perché a mio avviso – confessa Winspeare – quell’anno era l’inizio della fine di una cultura, quella contadina non ancora contaminata, o meglio: era stata nei secoli contaminata dai Greci, dai Turchi, dagli Spagnoli, ma era un altro tipo di contaminazione. Fino agli anni ’40 era tutto più chiaro, anche negli aspetti negativi: la condizione della donna era più difficile, c’erano i poveri, i ricchi, il podestà, quindi volevo anche caratterizzare i personaggi in maniera netta.”

Abbattuto da una contraerea tedesca, Tony si lancia con il paracadute rimanendo impigliato tra i rami di un albero. Fortuna vuole che un agricoltore del luogo, al lavoro nei campi, lo vede e corre ad aiutarlo, aiutato dalle figlie l’uomo fa di tutto per aiutarlo di nascosto. Una delle figlie, già promessa sposa ad un altro, si innamora dell’aviatore americano ma non può averlo. Questa verrà morsa misteriosamente da una tarantola che le permetterà di sfuggire alla sua triste realtà per almeno qualche giorno, esattamente come avevano fatto le sue ave e le donne che erano venute prima di lei. Donne sottomesse alla legge patriarcale e ancora non padrone della propria vita e dei propri sentimenti.

Endorcismo ed Esorcismo: il fenomeno delle tarantate

La tradizione vuole che le ragazze, una volta pizzicate dalla tarantola, presentino dei segni premonitori del malessere provocato dal veleno del ragno. Sulla potenza di questo veleno si sono interrogati medici ed etologi ma sino ad oggi non è stato individuato alcun ragno, presente in Puglia, in grado di provocare tali mutazioni neurovegetative e psichiche.

È facile immaginare che il ragno era uno stratagemma ideato per fuggire da una realtà di stenti e di difficoltà, sia a livello economico che sociale, problemi che si riversavano pesanti sulle spalle delle donne meridionali (in questo caso salentine). In giugno, quando le donne andavano a raccogliere le spighe di grano, venivano pizzicate dal ragno e si dava dunque inizio alla “danza”.

La prima cosa da fare era individuare che tipo di tarantola avesse pizzicato la donna. Nella stanza della donna pizzicata veniva suonata una musica con i tamburelli e con altri strumenti che avrebbe fatto muovere la donna secondo dei movimenti rivelatori della la razza dell’aracnide: taranta libertina, taranta muta, taranta tempestosa, etc. Inoltre venivano sottoposte ad una “esplorazione cromatica”: davanti a loro vi erano dei nastri sgargianti di vari colori, le zacareddre.

La loro reazione di fronte ai colori dei nastri sarebbe stato una ulteriore del tipo di tarantola coinvolta. Molte volte la loro reazione poteva raggiungere alti gradi di aggressività nei confronti di coloro che indossassero il colore della tarantola.

Prima ancora dell’esorcismo vero e proprio (la soppressione del ragno tramite la danza terapeutica della pizzica) vi era la fase dell’endorcismo: la pizzicata si identificava con il ragno e assumeva atteggiamenti e movimenti aracnoidi: si stendeva sul suolo, strisciava, mimava l’andatura del ragno, roteava il capo, cercava di arrampicarsi sulle pareti. Questa fase poteva durare anche alcuni giorni. La sera, esauste, crollavano a terra nei loro camicioni bianchi per riprendere la danza il mattino dopo. Solo la danza ritmica e frenetica della pizzica avrebbe potuto “far scoppiare” il ragno che l’aveva pizzicata. La fine del rituale avviene con il vero e proprio esorcismo: la danza frenetica che scaccia il male e le donne che calpestano i piedi per terra per schiacciare idealmente il ragno fino ad giungere a completa guarigione. Una volta guarite ritornavano alla loro vita di sempre in attesa dell’anno successivo, quando molte di loro venivano pizzicate nuovamente.

San Paolo, protettore delle tarantate

Una volta che le fanciulle venivano morse dalla tarantola, cadevano in uno stato di possessione e tutto il paese si riuniva intorno a loro per aiutarle con un lungo rito di esorcizzazione. L’esorcismo collettivo veniva (ma la tradizione è ancora viva oggi) svolta all’interno della cappella della chiesa dedicata a San Paolo, a Galatina nel Salento, proprio durante la festa che celebra il santo della città. Alcune volte l’esorcismo iniziava in casa, dove i suonatori si riunivano per far danzare la pizzicata in modo da uccidere il ragno velenoso che l’aveva fatta ammalare.

La leggenda narra che al tempo della diffusione della parola di Gesù, i due discepoli, Pietro e Paolo, si erano recati in terra salentina. Il popolo dell’allora non ancora sorta Galatina accolsero con grande calore l’arrivo dei discepoli, e una donna offrì loro tutto ciò che aveva: cibo per potersi sfamare e un giaciglio sul quale poter dormire. San Paolo, toccato dalla gentilezza proferita dalla donna che si era dimostrata così generosa, volle ricambiare tanta cortesia e benedisse lei e la sua famiglia, concedendogli il potere di guarire tutti coloro che sarebbero stati morsi dagli animali velenosi presenti nelle loro terre. La famiglia della donna e tutti i loro discendenti sarebbero diventati immuni ai morsi velenosi, e avrebbero potuto aiutare coloro che invece ne cadevano vittima. Per far ciò consacrò l’acqua del pozzo che avrebbe dato un valido aiuto nell’annullare il potere malefico del veleno. Ad ogni modo, affinché ciò avvenisse, era necessario seguire un rito, memoria di antichi riti propiziatori, da eseguire con fedele precisione.

Sulla ferita del morso dell’animale si doveva tracciare il segno della croce, simbolo di benedizione cristiana, e il pizzicato doveva poi bere dell’acqua benedetta del pozzo presente all’interno della casa della donna, in modo da poter vomitare tutto il male con il suo veleno.

Intorno alla fonte del pozzo, in seguito, è stata costruita una cappella, oggi chiesa di San Paolo, dove le donne pizzicate veniva poi portate per l’esorcismo, che spesso durava giorni e giorni. Finchè la donna, stanca e spossata, lasciava andare via il male grazie all’intercessione di San Paolo e alla protezione della Chiesa. Tornata alla vita di tutti giorni, spesso attendeva di essere morsicata, ancora una volta, l’anno successivo.

per le tue vacanze nel Salento scegli gli Hotel Torre Vado

La pizzicata è donna!

Sebbene non manchino i pizzicati, la leggenda vuole che sia la donna il bersaglio preferito dalla tarantola, specie di aracnide conosciuto scientificamente con il nome di Latrodectus tredecim guttatus. Per riuscire a capire meglio il perché di questa scelta è necessario considerare il contesto storico e sociale nel quale si è sviluppata questa cultura.

Dopo l’avvento della cultura patriarcale e l’annullamento di ogni potere matriarcale (con conseguente sottomissione totale del femminino)a ha sempre vissuto in uno stato di emarginazione sociale in cui è stata volutamente considerata peccaminosa e, primo fra tutti, elemento inferiore. La Chiesa la vuole generata da una costola di Adamo (che a sua volta è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio – cosa di cui non gode la donna) ed è stata giudicata, dopo la cacciata dal paradiso terrestre, colpevole del dolore e della sofferenza inflitta agli uomini dopo l’allontanamento dal regno di Dio.

Inoltre, se leggiamo attentamente la Genesi, notiamo che prima di Eva era stata creata un’altra donna (Lilith) che verrà subito cancellata da ogni libro in quanto essere dominatore, incarnazione del desiderio sessuale più istintivo. Troppo scomoda, Lilith viene trasformata in un essere immondo, traditore, debole e nettamente inferiore. La donna verrà relegata ad un ruolo marginale, totalmente dipendente dal maschio.

All’interno di questo contesto culturale, l’essere pizzicati da un animale in grado di provocare uno stato di trance e di indurla a comportarsi come non avrebbe mai potuto fare, diventa un escamotage per ottenere una rivincita sul maschile. Le regole quotidiane vengono capovolte e lei diviene protagonista assoluta, centro di attenzioni. Lei che non ha importanza alcuna all’interno della società, adesso ne diventa il centro propulsore, assume un’importanza che normalmente non le è concessa. Tutto si ribalta: ruoli e convenzioni. Ed ella cerca di diventare libera in una società fondata sull’oppressione. Anche se solo per un paio di giorni.