Quando la pizzica-scherma si trasformò in danza dei coltelli

Quando le storie si affidano alla cultura popolare, per la propria sopravvivenza, è facile notare come alcuni dati vengano trasformati dal tempo e da quel potente mezzo di comunicazione che è il passa parola.

Noi oggi siamo i figli dell’era elettronica e siamo abituati alla trasmissione delle notizie in digitale, la forma più precisa di trasmissione dati. Ma in passato il miglior mezzo di comunicazione non era la rete informatica, e il raccontare le cose subiva il tocco creativo del narratore. Stesso destino sembra sia accaduto anche alla Pizzica-scherma.

Nata come danza e come musica terapeutica, si è tramandata da madre a figlia, da figlio a padre subendo il destino del passa parola. Oggi si parla, tra le varianti della pizzica, della “Danza dei coltelli” o della “Danza delle Spade”, nomi che si colorano di immagini legate alla cavalleria e ai guerrieri. Ci si aspetterebbe di assistere ad una danza di lotta che fende nell’aria le sue armi di guerra e di sangue. In realtà questi due termini (spade e coltelli) nascono dalla trasformazione molto libera e, forse, deviante, del termine “scherma” della nostra scherma salentina. Con il passare del tempo, la scherma salentina è stata poi conosciuta come “Danza dei coltelli” o “Danza delle spade”, neologismi creati probabilmente da alcuni giornalisti pugliesi che hanno voluto dare un colore nuovo all’antica scherma salentina o, come viene anche conosciuta, la “pizzica-scherma”.

Se guardiamo agli usi e ai costumi del passato, nelle pieghe della storia in cui è nata questa forma di danza popolare, vediamo che l’uso di spade o di coltelli da parte di danzatori durante una festa pubblica in piazza era alquanto improbabile. Vi erano delle severe leggi che impedivano l’uso di armi per fini ludici. Oggi, però, è possibile notare che gli schermidori, danzatori d’eccezione della danza dei coltelli (o delle spade), maneggiano in realtà coltelli fittizi, rappresentati dall’indice e dal medio della mano che, come armi ideali, sfidano gli oppositori.

Chi ha voglia di godere dell’incredibile comunicazione corporea di questa antica danza non può mancare a Torrepadulila notte tra il 15 e il 16 agosto, notte in cui si dà vita a queste affascinanti danze in onore di San Rocco.

Pizzica-pizzica o la pizzica de Core

Pizzica-pizzica o pizzica de Core costituisce l’espressione più tradizionale della danza salentina e le sue origini sono ancora incerte.

Per molti costituisce quasi un rito praticato dalla gente semplice che dopo un duro giorno di lavoro nei campi in occasioni particolari si radunava per cantare e ballare insieme. Questo tipo di pizzica non è altro che un lungo corteggiamento durante il quale i due ballerini si lanciano sguardi provocatori avvicinandosi l’un l’altro ma non toccandosi mai.

Vi sono solo un timido sfiorarsi e una serie di gesti che evidenziano il desiderio dell’uomo di entrare nelle grazie della donna, e quello di lei di essere corteggiata dall’uomo, ma nello stesso tempo di sfuggirgli nel momento in cui egli prova ad avvicinarsi. Sicuramente il tutto deriva dalle condizioni sociali e culturali del tempo, quando cioè le distanze tra uomini e donne dovevano essere sempre rispettate.

Un elemento particolare in questo tipo di ballo è il fazzoletto rosso che la donna sventola provocando l’uomo che di volta in volta sceglie come suo compagno di ballo fino a quando non lo dona a colui che è in grado di assecondarla maggiormente. Inoltre non ci sono passi precisi da imparare e seguire perché il tutto è affidato alla sentimento, alla fantasia, alla sensualità e passione dei protagonisti.