Case vacanze nel Salento e appartamenti

E’ da almeno venti anni che il Salento è diventato uno dei poli di attrazione per chi vuole trascorrere una vacanza ricca di emozioni e di fascino. Questa terra ha saputo infatti rivelarsi agli occhi del pubblico italiano ed internazionale per il suo patrimonio culturale artistico e naturalistico, racchiuso nelle splendide cittadine ricche di storia e di arte, come Lecce e le sue piazze barocche, Otranto e Gallipoli, Nardò, o nei suoi litorali che si aprono in spiagge immense e candide come quelle tropicali, o in aspri e selvaggi panorami di scogliere ed anfratti rocciosi.

O ancora nello spettacolare paesaggio dell’entroterra, con le sue terre rosse e gli uliveti, i vigneti e le antiche vie della pastorizia e della cultura contadina.

La bellezza del Salento e l’afflusso sempre più numerosi di turisti e viaggiatori, attirati qui dalle tante bellezze che il territorio sa offrire, sono stati i motori dello sviluppo esponenziale dell’industria del turismo in questa regione della Puglia. Un’industria che, nata solo di recente, è riuscita a coniugare con armonia l’esigenza di accogliere ogni anno sempre più ospiti e nello stesso tempo salvaguardare e rispettare ambiente e territorio.

Case vacanze in Salento e appartamenti sono diventati una risorsa sempre più disponibile per chi sceglie questa come meta delle proprie vacanze estive. Una tra le sistemazioni più interessanti per trascorrere le proprie vacanze in Salento le case vacanze e gli appartamenti rappresentano così l’occasione migliore per approfondire la conoscenza di un territorio ricco di sorprese. Da non dimenticare infatti che oltre al patrimonio storico ed artistico ci sono anche altri aspetto del Salento che si potranno ammirare, non solo durante l’estate ma per tutta la durata dell’anno solare.

In primo luogo la cultura locale, che ha una delle sue espressioni d’eccellenza nella tradizione popolare della pizzica, una danza tradizionale un tempo utilizzata come strumento terapeutico per curare le tarantolate ed oggi riscoperta dai giovani come prezioso ed affascinante momento di svago, divertimento e cultura.

La pizzica è al centro di eventi molto importanti, come il festival che si tiene ogni anno a Melpignano nella seconda metà di agosto, diventato da qualche anno un appuntamento cui partecipano migliaia di persone. Un evento che in pochi anni ha saputo stimolare l’interesse anche al di fuori dei confini regionali o nazionali, anche grazie al fatto che sono stati molti, in questi dieci anni di vita del festival, gli artisti di fama internazionale che hanno partecipato alla manifestazione, cimentandosi con le asprezze e le sonorità indiavolate che contraddistinguono la pizzica.

Un altro aspetto di sicuro interesse per chi è in vacanza nel Salento è la cucina locale. Tantissimi i piatti tradizionali, e ricchissima l’offerta di alimenti genuini, provenienti dalle pescose acque del Mediterraneo e dalla terra fertile dove da millenni si coltivano pregiati prodotti come le olive e l’uva, gli ortaggi e la frutta. Indimenticabile il sapore dell’olio extravergine di oliva, e dei vini locali, che da qualche anno sono riusciti a conquistare il cuore ed il palato di moltissimi estimatori, in Italia come all’estero, nonché premi ed i marchidi qualità DOP e DOC. Sapori genuini ed intensi che contribuiscono a rendere ancor più piacevole il soggiorno e la vacanza in Salento.

Il capodanno nel Salento

Sebbene per molti il Salento sia associabile all’idea delle vacanze estive, il Salento in realtà è una di quelle regioni che ha molto da offrire a visitatori e turisti durante il corso dell’intero anno solare. E’ vero che un mare da sogno come quello che si affaccia davanti alle coste salentine è sicuramente più piacevole e fruibile durante la calda stagione estiva, che qui inizia decisamente presto, alla fine di aprile, e termina molto avanti nella stagione, fino alla metà di ottobre almeno.

Ma la ricchezza dei panorami costieri e dell’entroterra, il pregio delle città d’arte salentine e la ricchezza delle tradizioni culturali e popolari fanno del Salento una regione vivibile ed apprezzabile tutto l’anno. Come non citare per esempio la Pasqua, che qui in Salento è al centro di celebrazioni molto appassionate e seguite dalla popolazione locale, come le processioni religiose della settimana santa, il pranzo tradizionale della domenica di Pasqua e le sagre popolari numerosissime nel periodo.

Gallipoli
Gallipoli

Ed anche il capodanno riserva bellissime sorprese a chi si volesse avventurare in territorio salentino. Il capodanno in Salento offre infatti interessanti appuntamenti legati alla storia ed alla cultura locale, molti dei quali caratterizzati dalla rappresentazione simbolica del passaggio dal vecchio al nuovo anno.

Tanti i falò, che illuminano la fredda notte dell’ultimo dell’anno, in cui vengono bruciati fantocci e manichini che rappresentano l’anno vecchio che se ne va. Tanti anche gli spettacoli affascinanti dei fuochi d’artificio, che illuminano di mille colori l’inquieto movimento delle onde del Mediterraneo.

Non mancano appuntamenti affascinanti con la musica ed il ballo: come da tradizione, dopo il ricco cenone di fine anno, che offrirà la possibilità di gustare molti piatti tipici di una cucina ricca e genuina, immancabile è l’appuntamento nella piazza principale di paesi e cittadine, dove la folla scandirà insieme lo scoccare degli ultimi secondi che ancora separano dal nuovo anno, si scambierà gli auguri e si ritroverà a ballare al suono di musiche tradizionali come la celebre pizzica o di concerti dal vivo nei palchi allestiti dalle amministrazioni cittadine.

Gallipoli ed Ugento, Torre Vado e Santa Maria di Leuca, Nardò, Lecce ed Otranto sono solo alcune delle località da esplorare durante il periodo ci feste e di celebrazioni che vanno dal Natale al Capodanno.

Un patrimonio di tradizioni di arte e di cultura imperdibile ed emozionante che saprà offrire ai visitatori un periodo di vacanza a capodanno davvero indimenticabile.

La riscoperta del territorio salentino da parte di un pubblico sempre più vasto ha stimolato con forza la crescita delle infrastrutture turistiche e di accoglienza, così che, tra case vacanze in Salento, appartamenti per le vacanze, hotel, alberghi e pensioni, sono tantissime e davvero svariate le possibilità di trovare una sistemazione e delle interessanti offerte di capodanno per le proprie vacanze di Capodanno in Salento adatte alle proprie esigenze.

Il griko e la minoranza linguistica greca in Salento

La permanenza della minoranza di lingua greca nel Salento è uno degli esempi di quanto questa regione abbia saputo conservare, a dispetto di tutte le pressioni e le spinte colturali, tratti caratteristici di antiche tradizioni culturali. Le origini della parlata greca in Salento, che oggi si sviluppa in un territorio circoscritto di circa 30 mila persone, sono molto discusse.

Alcuni studiosi lo fanno risalire all’antica presenza dei coloni greci nel territorio, mentre altri ne identificano la nascita e la diffusione intorno al decimo undicesimo secolo, quando i bizantini conquistarono ampi territori dell’Italia Meridionale sottraendoli all’influenza longobarda ed araba.

Al seguito dei bizantini si diffusero sul territorio anche i culti legati ai santi orientali, ancora oggi venerati in molti paesi, e, fino almeno alla metà del 1500 la convivenza tra i culti ortodossi e cattolici sarà abbastanza armoniosa, contribuendo alla diffusione ed alla conservazione del greco utilizzato durante le funzioni religiose ortodosse.

Gradualmente, con la soppressione del rito ortodosso, e con la tendenza della popolazione, soprattutto benestante, ad usare la lingua italiana invece del dialetto greco, considerato retaggio di una cultura arretrata e di appartenenza alle classi sociali più umili, il griko ridurrà la sua area di influenza a non più di una ventina di paesi.

E’ importante sottolineare che si tratta di una lingua che ha lasciato poche tracce scritte, e che quindi nel corso del suo sviluppo si è fortemente contaminata con la lingua italiana. Tuttavia la sua presenza è ancora viva e suggestiva in molti canti e stornelli, in proverbi ed in espressioni linguistiche, che oggi vengono trattate con estremo riguardo dagli studiosi ed anche dalle autorità locali per conservarne il prezioso patrimonio storico e culturale che rappresenta.

Melpignano, il paese della “Notte della Taranta”

Sebbene Melpignano debba gran parte della sua notorietà attuale al fatto di essere la località dove ogni ano si radunano i tanti appassionati della pizzica in uno dei più celebri eventi del Salento, “La Notte della Taranta”, non bisogna dimenticare che la piccola cittadina di poco più di 2000 abitanti possiede una serie di attrattive sia di carattere artistico che storico archeologico che ne fanno una delle località da visitare per chi si reca in Salento.

Un’occasione d’oro potrebbe essere quella di associare la partecipazione al grande evento musicale dedicato alla pizzica, con qualche giorno di soggiorno a Melpignano o nei paesi circostanti, Maglie, Castrignano de’ Greci, Cursi, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, per ammirare un territorio genuino e ricco di sorprese.

Da non mancare di ammirare il monumentale edificio della Chiesa ed ex Convento degli Agostiniani, esempio eccelso del barocco salentino, soprattutto per la mirabile facciata, in cui si riconosce la mano di uno dei più importanti architetti del seicento in Puglia, Giuseppe Zimbalo.

Da non perdere nemmeno la Chiesa di San Vincenzo, la più amata dalla popolazione locale, ed il cui intero è un fiorire di dipinti ed immagini di santi, ed il Palazzo Marchesale, che presenta all’interno della struttura seicentesca, un mirabile giardino.

Nei dintorni della cittadina sono visibili diversi esempi delle antiche e misteriose testimonianze dei culti pagani risalenti al neolitico, rappresentati dai menhir, le grandi pietre infisse nel terreno la cui funzione è ancora oggi al centro di vivaci interpretazioni.

La tarantola nel cinema

Tarantola, il bacio della Tarantola, la Tarantola dal ventre nero, solo per citare alcuni dei titoli che la dicono lunga su quello che è stato il rapporto del mondo del cinema con questo insetto tanto impressionante quanto in realtà innocuo per l’uomo.

Nei film, in genere ascrivibili all’horror di bassa categoria, ma con qualche incursione nella grande produzione, come “Aracnofobia” apparso sugli schermi cinematografici all’inizio degli anni ’90, il ragno è il protagonista indiscusso di episodi terribili in cui viene esaltata la pericolosità di questo, che si trasforma in un pericoloso assassino, per volontà propria, o di qualcuno che ne utilizza le doti di avvelenatore per perseguire oscuri progetti volti alla soppressione di rivali in amore o nemici assortiti, in un turbine di morti avvelenati misteriosamente che in generale termina con la distruzione del piccolo insetto.

Talvolta il ragno, come era in voga nei film horror statunitensi degli anni ’50 diventa gigante, a causa di qualche esperimento, chimico o radioattivo, e semina il terrore fino ad essere abbattuto a colpii di napalm e di artiglieria pesante.

Talvolta, come nei gialli all’italiana degli anni ’70, il ragno viene evocato in storie misteriose e torbide più che altro per la sua presunta crudeltà, al pare del suo simile, la “vedova nera”.

In molti casi i critici sono concordi che, in film del genere, il piccolo ragno, uno tra gli insetti più famosi nel mondo della cinematografia, svolge il suo ruolo di attore al pari o addirittura meglio dei suoi colleghi umani.

Canzoniere Grecanico Salentino

In molti casi la riscoperta della tradizione musicale e popolare della pizzica è stata una conseguenza dei lavori antropologici ed etnologici che dall’inizio degli anni ’60 hanno preso piede grazie all’intenso lavoro di ricerca portato avanti diversi studiosi per comprendere e far conoscere una tradizione culturale antichissima ancora oggi radicata nel territorio.

Prima della riscoperta da parte del grande pubblico attraverso festival ed eventi rinomati come “la Notte della Taranta” che si tiene a Melpignano, la pizzica ed il fenomeno della taranta è stata esplorata come espressione di una cultura popolare e contadina destinata alla scomparsa.

Nell’ambito della rinascita della pizzica non si deve dimenticare il grande lavoro compiuto da collettivi di artisti e di musicisti che non solo hanno voluto raccogliere ciò che restava di un patrimonio di repertori musicali di grande importanza sociale e culturale, ma anche riproporlo nella sua intrinseca bellezza e nelle sue potenzialità di essere, ancora oggi, vivo ed attuale, pur se discosto dalla matrice da cui era originato.

Il Canzoniere Grecanico Salentino è stato uno di questi gruppi. Nato nel 1975 ha al suo attivo non solo uno spettacolo che viene replicato da allora in tutti i festival e le rassegne dedicate alla musica popolare, ma anche una serie di importanti pubblicazioni il cui scopo è quello di raccogliere e preservare documenti della cultura contadina, che, di tradizione orale, rischierebbero di perdersi definitivamente.

Non solo, ma l’impegno del Canzoniere Grecanico Salentino è anche orientato a promuovere la conoscenza delle minoranze linguistiche presenti nella regione pugliese.

Il Carnevale in Salento

Il Salento è una terra che invita il visitatore ad immergersi in una realtà fatta di tradizioni millenarie e di genti che hanno percorso questo lembo di terra provenendo da diverse parti del bacino mediterraneo, eleggendo il molti casi questa terra come luogo di adozione.

I greci, I romani, le popolazioni balcaniche e persino i saraceni, chi approdava sulle coste salentine raramente se ne allontanava facilmente.

Anche la recente riscoperta turistica della regione è contrassegnata dalla stessa passione che animava le antiche migrazioni dei popoli, tanto che sono moltissimi i visitatori ed i turisti che una volta conosciuto il Salento ci tornano ogni anno, o addirittura decidono di stabilirsi qui.

Uno degli aspetti di questa attrazione è sicuramente rappresentato dalle tradizioni millenarie che animano il trascorrere dell’anno solare, e che si esprimono in magnifiche processioni, in feste popolari ancora incontaminate, in sagre ed eventi legati all’antica cultura contadina e pastorale di queste terre.

Da non dimenticare un momento molto intenso dell’espressione popolare salentina, il carnevale, che qui resta ancora quello che era nelle origini pagane, un momento dell’anno in cui i valori e la morale corrente vengono per un momento abbandonati per lasciare spazio alla festa, allo scherzo ed allo sberleffo dei potenti.

Caratteristica è, in molti paesi, la sfilata dei carri allegorici, a cui possono seguire il falò dei personaggi di cartapesta protagonisti della sfilata, ed al termine grandi feste nela piazza centrale del paese, accompagnate da musiche e balli.

Gallipoli, Nardò, Putignano, Andrano, Corsano, Aradeo, Casrano e Maglie, per citare solo alcuni dei paesi salentini dove ogni anno le celebrazioni del carnevale attirano non solo la popolazione locale e dei dintorni ma anche migliaia di persone provenienti da lontano e venute apposta per assaporare la bellezza e la genuinità della festa carnevalesca.

De Martino e “La terra del rimorso”

De Martino è stato uno dei più importanti antropologi italiani dell’epoca contemporanea, in particolare con la produzione letteraria che inizierà appena dopo il secondo conflitto mondiale con la pubblicazione, per la casa editrice Einaudi, del volume “Il mondo magico”.

Nel saggio si delineavano già alcuni tratti della sua concezione del mondo magico ed arcaico della cultura contadina come una risposta irrazionale e sublimata alla storia di oppressione sia materiale che morale che culturale cui le popolazioni contadine sono da sempre state assoggettate.
Nel 1959 decide, con un’equipe mista di studiosi, psicologi, etnologi ed antropologi, di dirigersi a Galatina, il paese salentino famoso perchè ogni anno, il 29 giugno, nella piccola chiesa di San Paolo, si svolgeva un raduno di moltissime donne “tarantolate”, ovvero morsicate, si presumeva, da un piccolo ragno molto comune nelle campagne pugliesi e dell’Italia Meridionale.

Tale rito aveva da molto tempo affascinato studiosi e scienziati, ma nessuno ancora aveva cercato di darne una spiegazione puntuale che riassumesse in se tutte le tante componenti che vi entravano in gioco, la malattia di per se, che scientificamente non poteva essere effettivamente provocata dalla puntura del ragno, l’esorcizzazione del male attraverso la musica, con le sue conseguenze sia culturali che scientifiche di ciò, ed ancora la partecipazione collettiva ad un rito che evidentemente affondava le sue origini in un culto anteriore ai culti cristiani, e che, nonostante la pressione della chiesa, sopravviveva orgogliosamente ad ogni tentativo di assimilazione.

La sua ricerca sarà una delle pietre miliari dell’interpretazione del fenomeno delle tarantolate in cui per la prima volta si poseranno le basi per la sua interpretazione antropologica ed etnografica.

I tarantolati nei documenti medici e scientifici

Il rituale del tarantismo è antico quanto la presenza delle prime comunità umane nel bacino del mediterraneo, e la prova di ciò è nella stessa modalità in cui esso si esprime, in cui si possono agevolmente rinvenire tratti tipici di analoghe manifestazioni di carattere spirituale e magico, che ancora oggi fanno parte del patrimonio dell’umanità in tutte le latitudini.

Un profondo legame con gli aspetti oscuri e magici del rapporto dell’uomo con l’ambiente circostante, dove magia e simbolizzazione di elementi naturali, in questo caso il piccolo ragno che si aggira nelle campagne, responsabile al massimo di una innocua puntura, servono per rappresentare antiche ed ancestrali paure dell’uomo, ed uno dei più antichi modi di esorcizzarle, attraverso la musica e la danza.

Per questa ragione già agli albori della scienza medica e della scrittura si hanno documenti che attestano della volontà dei letterati degli scienziati e degli intellettuali di descrivere un rito così antico, cercando di spiegarne le ragioni e le modalità in cui si esprimeva.

Nel 1362 tale Guglielmo Marra da Padova del 1362, racconta che una credenza popolare voleva che il ragno cantasse dopo aver punto la sua vittima e che questo fosse il motivo per cui proprio la musica servisse per alleviare le pene del tarantolato.

Nella metà del ‘400, Johannes Tinctoris, cita la questione dei tarantolati nel suo tentativo di dimostrare gli effetti terapeutici della musica, ed il famoso alchimista tedesco Cornelio Agrippa cita i tarantati pugliesi quando vuole dimostrare la forza ed il potere della musica sull’uomo.

Anche gli umanisti si occuperanno di descrivere il fenomeno dei tarantolati, come l’umanista Antonio De Ferrariis nel 1513.
Ed ancora più prossimo all’epoca dei lumi, un medico e scienziato, Giorgio Baglivi, scrive nel 1695 un intero trattato sul tema: “De Tarantula”.

Allevare una tarantola

Allevare una tarantola è diventato un fenomeno per certi versi di moda alcuni decenni fa, probabilmente sull’onda di un grande successo cinematografico che il ragno aveva conquistato sulle scene dei film horror.

Anche se molti di essi erano sicuramente prodotti artistici di bassa o bassissima qualità, ciò ha contribuito a far si che la tarantola entrasse, a pieno diritto dentro le case di molti appassionati di allevamento di animali, sebbene per alcuni ciò possa sembrare profondamente repellente.

Naturalmente non si parla dell’allevamento del piccolo aracnide comune in Salento e nelle altre regioni dell’Italia Meridionale e delle coste del Mediterraneo, troppo piccolo, e forse anche un pochino “sfuggente” per diventare il preferito dei novelli allevatori.

Piuttosto a finire in terrari, gabbiette e teche in vetro sono stati gli esemplari di “tarantola” provenienti dai paesi asiatici e soprattutto dal continente sudamericano, dove il ragno raggiunge proporzioni anche notevoli: scientificamente, più che di tarantole, si tratta di una famiglia parallela, quella delle migali.

Se da un lato tale passione può avere, a ben guardare, anche dei risvolti positivi, primo tra tutti la possibilità di arginare tante delle legende intorno a questi animali, per la maggior parte innocui per l’uomo al pari di vespe, api e calabroni, dall’altra ha provocato un effetto negativo perchè, oltre ai ragni allevati allo scopo, e quindi “ammaestrati” a vivere in cattività, la forte domanda ha provocato la razzia di esemplari di ragno catturati in natura strappandoli al loro ambiente naturale per farli finire in gabbia, cosa che, per la maggior parte di essi, coincide con una lunga e terribile agonia.

Una collana di Torri a difesa del passato

Il Salento non è solo terra di sole e di mare, ma è anche una terra di storia, di lotte intestine, di invasioni e colonizzazioni, di un passato che si dipana fra le pagine delle scogliere, tra le torri che ancora si ergono salde, a dispetto del tempo e della salsedine.

Torri che ricordano il tempo di Carlo V d’Asburgo, immerse nel liquido amniotico del XVII secolo, costruite come punti di avvistamento e difesa contro coloro che si avvicinavano alla costa via mare. Molti di queste torri, come nella località Torre Vado a Morciano di Leuca, ricordano quel periodo di storia che ancora è viva e accoglie i visitatori di oggi. Così, tra masserie, insenature e vecchie case ci si perde tra i profumi della salsedine e dei fichi, il fruscio del vento tra le foglie degli ulivi secolari, i richiami dei contadini e la risposta dei cani.

Chi vuole può seguire la via costiera e toccare tutte le torri. Partendo da Torre Vado si può proseguire per Torre Pali, Torre Mozza, Torre San Giovanni, Torre Suda, Torre Pizzo fino a raggiungere Gallipoli, la piccola perla del profondo Sud.

Perché, però, non spostarsi dal lato opposto e risalire la costa verso Santa Maria di Leuca, toccare le varie Marine fino alle Grotte (Grotta Rotundella, Grotta Zinzulusa, Grotta Romanelli, Grotta Cervi) e cogliere l’occasione di penetrare nel cuore e nelle visceri di questa terra calda e viva conosciuta topograficamente con il nome di Salento. L’ideale sarebbe trascorrere qui un periodo delle proprie vacanze, prendere una stanza in affitto in uno dei tanti hotel di Santa Maria di Leuca vista mare e visitare i luoghi partendo senza una meta precisa, lasciandosi guidare solo dal proprio cuore e dai profumi.

Qualcuno dice che il Salento è Africa. Forse è vero. Perché proprio come l’Africa ti penetra dentro e te lo porti dietro per sempre. Come il mal d’Africa, vi è anche un mal di Salento che ti brucia dentro quando sei lontano. Se sei nato qui o ci sei solo passato in vacanza, non importa. Ti contagia. Ma che importa? In fondo è un bel contagio.

Torre Vado: una torre a guardia del mare salentino

Il Salento è molto di più di una terra circondata dal mare. È una terra fatta di tradizioni e di storia antica. Il passato qui diventa presente e si mischia in un divenire che si proietta direttamente nel futuro senza freni o inibizioni.

La costa della Puglia è sicuramente una delle più rinomate che non ha nulla a che invidiare alle coste della Sardegna o dei mari oltreoceano. Qui sembra che il tempo si sia fermato, che il progresso non abbia toccato nulla. Le acque si aprono libere ai sommozzatori e alle visite sott’acqua, si lasciano solcare dalle barche senza arrossire mentre il sole forte illumina il cielo di un blu profondo.

Il modo migliore per visitare il Salento è quello di affittare un appartamento o una casa vacanza e girare liberi alla ricerca e alla scoperta delle sue meraviglie. Diviso tra Mare Ionico e Mare Adriatico, il Salento offre luoghi e profumi da non dimenticare. Come Torre Vado, un piccola località di mare che si affaccia sul versante Ionico ad appena 6 km da Santa Maria di Leuca, sul bordo del tacco che segna il fine dell’Italia.

Torre Vado prende il suo nome dalla presenza di un’antica torre, una delle tanti torri erette a guardia del mare. Vado deriva dal latino vadum che significa guado, luogo dove l’acqua permette l’attraversamento senza la costruzione di ponti o traghetti. Qui nel 1500 gli spagnoli eressero una grande Torre saracena che oggi rimane a controllare e vegliare sulle acque limpide di un mare semplicemente italiano.

Da qui si può facilmente raggiungere le grotte di Leuca, passeggiare tra le antiche masserie fortificate, ammirare i castelli, le zone archeologiche, le chiese e tutti gli stralci di storia e architettura che questa terra protegge con amore. A coronare il passato vi è un presente di vive attività turistiche, di infiniti chilometri di spiagge bianche dalla sabbia finissima che si lascia lambire da un mare limpido e incontaminato, luogo ideale per coloro che vogliano vivere la natura e gli sport acquatici. La costa bassa del suo guado, inoltre lo rende il luogo ideale per le vacanze delle famiglie. Il suo degradare dolcemente verso il mare, i suoi scogli bassi, lo rendono un luogo facilmente accessibile sia a coloro che non sono bravissimi a nuotare, sia alle famiglie con bimbi piccoli che non corrono il rischio delle acque profonde. L’unico pericolo di questi luoghi è affondare nel blu di questo cielo terso e profondo.