Salento: terra di ri-morsi

È difficile collocare cronologicamente l’inizio dei mortali morsi della tarantola nel Salento. Nella cultura popolare questo pericoloso aracnide popolava prevalentemente i campi di grano (spesso anche quelli di tabacco). Giunto il periodo della mietitura le donne, armate di falce, tagliavano i grandi fasci di grano creando disturo alla vita tranquilla del ragno.

Questi, allora, per vendicarsi, pizzicava da sotto le gonne le donne iniettando un potente veleno in grado di provocare alterazioni fisiologiche e psichiche. La zona del morso si scuriva, apparendo come un livido scuro, segno della diffusione del veleno sotto la pelle. Il veleno, diffondendosi nel corpo della giovane, giungeva subito al cuore creando una profonda angoscia e difficoltà di respirazione. La ragazza, ora in una stato di alterazione psico-fisica, avverte dolori diffusi, in particolare dolore alle ossa, inappetenza e senso di nausea. Nello stadio inoltrato è preda di vere e proprie convulsioni e il suo stato psico-fisico viene aggravato se, intorno a lei, vi sono persone vestite di rosso, verde o azzurro.

Il pizzicato (o tarantato) nel Salento subisce una trasformazione. Le giovani vergini e le donne, dopo il morso, perdono ogni freno inibitorio e iniziano a scuotersi in maniera provocante, spesso impudica. Senza più alcuna vergogna nel mostrare le parti intime, si muovono provocanti alzando la gonna e lasciando vedere le parti intime. La leggenda vuole che molte di queste siano state pizzicate in mezzo alle gambe, da cui la perdita di ogni inibizione sessuale.

Le persone possedute non erano più in grado di controllare voleri e poteri, quasi fossero indemoniate. L’adorcismo (l’identificazione con la tarantola e il suo potere malefico) viene poi seguita da un rito, la musica ritmica e convulsa che fa contorcere la donna in terra, all’esorcismo, all’allontanamento dello spirito malefico da cui sono possedute: la tarantola. Sarà proprio questa danza timica e convulsa che , protratta per giorni e giorni, porterà alla liberazione dal male e al ritorno alla vita normale, quella di tutti i giorni. Una vita fatta di sofferenze, di lavoro e privazioni. In attesa di essere ri-morsi l’anno successivo.

Video pizzica ballo “sagra della taranta e della pizzica”

torniamo con un’altro video che dimostra la forza trainante della pizzica, durante una Sagra del Salento “Sagra della taranta e della pizzica di Salve il 20 agosto 2008.

Una serata fantastica all’insegna del buon divertimento e tanta pizzica, gustatevi questo video.

Offerto da sito dedicato a Pescoluse marina del Comune di Salve

https://it.youtube.com/watch?v=V2dpYB-SDHQ

“Sangue vivo” si muove alle note della Taranta

Dopo cinque anni da Pizzicata, nel 2000 Edorardo Winspeare decide di ritornare a parlare del Salento e della Taranta con un nuovo lungometraggio: Sangue vivo.

Scritto e diretto da Edoardo, narra la storia di un gruppo di suonatori di taranta la cui storia si intreccia con i traffici della malavita tra Italia ed Albania, la dipendenza dalla droga. È una storia drammatica, di contrasti, dove due fratelli salentini, Donato e Pino Zimba si affrontano a muso duro corrosi da vecchie storie familiari che porteranno alla morte di uno dei due mentre, sullo sfondo, si alternano i colori e i suoni del Salento con i suoi tamburelli e la sua pizzica.

Un film coraggioso, sicuramente, che narra la storia di questa terra utilizzando la sua lingua, quel dialetto così stretto che ha bisogno dei sottotitoli per essere compreso. Winspeare riesce a parlare di questa vicenda cruda e reale senza cadere in banalità e dipingendo una Puglia vera, senza falsità, dove tutto è natura e tutto è istinto. Parla dei suoi uomini, di giovani che non hanno lavoro e che vagano per le strade notturne delle città, che si mescolano con i nuovi immigrati albanesi, si intrecciano con loro e si combattono, alla ricerca di un’identità che si ritrova forte e viva nella pizzica. Ed è proprio la pizzica la vera protagonista di questo film che con Pino Zimba raggiunge vette difficilmente raggiungibili.

Un film poco conosciuto, questo è vero, ma che possiamo annoverare fra le perle preziose che una terra come il Salento ha donato a chi ha occhi e cuore per viverlo.

Premi e riconoscimenti cinematografici

    • Festival International Cinema Meditérranéen di Montpellier: Antigone d’Or Best Film
    • Festival di Saint Vincent 2000 per il Cinema Italiano: Grolla d’oro Miglior Film, Grolla d’Oro Migliore Colonna Sonora, Grolla d’Oro Miglior Produttore
    • Festival Internazionale del Cinema di San Sebastián: New Directores Award
    • Sundance Film Festival, come primo film italiano

Titolo originale: Sangue vivo
Paese: Italia

Anno: 2000

Durata: 95′

Colore: colore

Audio: sonoro – dialetto salentino (sottotitoli in italiano)

Genere: drammatico

Regia: Edoardo Winspeare

Soggetto: Edoardo Winspeare

Sceneggiatura: Antonella Cannarozzi, Sabrina Balestra, Giorgia Cecere, Edoardo Winspeare

Interpreti e personaggi: Pino Zimba, Lamberto Probo, Alessandro Valenti, Lucia Chiuri, Claudio Giangreco, Ivan Verardo, Cinzia Marzo
Musiche: Gruppo Zoè

Pizzica, Taranta o pizzica tarantata?

La fama della pizzica, in questi ultimi anni, si sta diffondendo a macchia d’olio, raggiungendo i confini dell’Italia e andando oltre. Sono nate scuole di danza per impararne i passi e i “pizzicati” si esibiscono sulle piazze di tutta l’Italia. Parlando di questa famosa danza salentina, si sente sempre più utilizzare il termine taranta per indicarne, in realtà, il ballo o la musica. Questo termine, taranta, viene utilizzato in questo senso in maniera impropria.

La pizzica, come ben sappiamo, nasce come musica terapeutica fatta suonare dagli uomini all’interno delle case (o nelle piazze) per liberare le “pizzicate” dal morso della taranta, termine salentino per indicare la tarantola, il ragno della famiglia Lycosidae, che aveva fama di pizzicare le donne sotto le vesti durante il periodo della mietitura. La musica da loro utilizzata aveva la funzione di far ballare le donne fino all’estremo, in modo da uccidere il ragno e liberare le fanciulle dal malessere provocato dal morso. Questa danza è poi stata indicata come “pizzica tarantata” proprio per indicare il tipo di danza e da cosa veniva provocata.

In seguito, mal utilizzando il termine tarantata, l’indicazione di questo ballo terapeutico è stato abbreviato con il termine taranta (che nella lingua salentina indica, appunto, la tarantola) portando ad un uso inappropriato del termine. Oggi rimane l’utilizzo di questo termine per indicarne la particolare danza provocata dalla tarantola, sebbene viene in realtà chiamata unicamente con il nome dell’animale che ne provoca il movimento.

La notte della Taranta, come raggiungere Melpignano

IL CONCERTONE FINALE DELLA NOTTE DELLA TARANTA 2008

MELPIGNANO 23 AGOSTO 2008
Come raggiungere La “Notte della Taranta”
Ormai ci siamo, il concertone finale del grande evento della NOTTE DELLA TARANTA si terrà Sabato 23 agosto 2008 a MELPIGNANO.

Si prevede ci saranno oltre 100.00  presenze.

Per limitare i disagi dovuti all’enorme flusso di auto private dirette al grande evento, la Provincia di Lecce ha promosso un piano alternativo in collaborazione con Ferrovie Sud Est e Salento Viaggi.

Sono previsti collegamenti  a mezzo autobus che accompagneranno i passeggeri dalle varie località costiere e dell’entroterra verso le principali stazioni delle Ferrovie Sud-Est, Lecce, Nardò, Otranto, Tricase, Miggiano, Poggiardo e Maglie, dalle quali si potrà proseguire in treno per Melpignano; sono ovviamente previsti altrettanti collegamenti per il rientro al termine della manifestazione.

Il costo del servizio è di 3 euro (andata e ritorno) ed è comprensivo sia del trasporto in autobus sia di quello in treno.

I biglietti si possono acquistare presso le stazioni Ferrovie Sud-Est, i punti di informazione Salento in treno e bus, l’agenzia “Crusi Viaggi” in piazza Sant’Oronzo a Lecce ed a bordo degli autobus.
Sul sito della notte della taranta potete trovare tutti i dettagli.
Per maggiorni informazioni telefonare ai numeri 800.079090 e 393.2502500.

San Paolo, protettore delle tarantate

Una volta che le fanciulle venivano morse dalla tarantola, cadevano in uno stato di possessione e tutto il paese si riuniva intorno a loro per aiutarle con un lungo rito di esorcizzazione. L’esorcismo collettivo veniva (ma la tradizione è ancora viva oggi) svolta all’interno della cappella della chiesa dedicata a San Paolo, a Galatina nel Salento, proprio durante la festa che celebra il santo della città. Alcune volte l’esorcismo iniziava in casa, dove i suonatori si riunivano per far danzare la pizzicata in modo da uccidere il ragno velenoso che l’aveva fatta ammalare.

La leggenda narra che al tempo della diffusione della parola di Gesù, i due discepoli, Pietro e Paolo, si erano recati in terra salentina. Il popolo dell’allora non ancora sorta Galatina accolsero con grande calore l’arrivo dei discepoli, e una donna offrì loro tutto ciò che aveva: cibo per potersi sfamare e un giaciglio sul quale poter dormire. San Paolo, toccato dalla gentilezza proferita dalla donna che si era dimostrata così generosa, volle ricambiare tanta cortesia e benedisse lei e la sua famiglia, concedendogli il potere di guarire tutti coloro che sarebbero stati morsi dagli animali velenosi presenti nelle loro terre. La famiglia della donna e tutti i loro discendenti sarebbero diventati immuni ai morsi velenosi, e avrebbero potuto aiutare coloro che invece ne cadevano vittima. Per far ciò consacrò l’acqua del pozzo che avrebbe dato un valido aiuto nell’annullare il potere malefico del veleno. Ad ogni modo, affinché ciò avvenisse, era necessario seguire un rito, memoria di antichi riti propiziatori, da eseguire con fedele precisione.

Sulla ferita del morso dell’animale si doveva tracciare il segno della croce, simbolo di benedizione cristiana, e il pizzicato doveva poi bere dell’acqua benedetta del pozzo presente all’interno della casa della donna, in modo da poter vomitare tutto il male con il suo veleno.

Intorno alla fonte del pozzo, in seguito, è stata costruita una cappella, oggi chiesa di San Paolo, dove le donne pizzicate veniva poi portate per l’esorcismo, che spesso durava giorni e giorni. Finchè la donna, stanca e spossata, lasciava andare via il male grazie all’intercessione di San Paolo e alla protezione della Chiesa. Tornata alla vita di tutti giorni, spesso attendeva di essere morsicata, ancora una volta, l’anno successivo.

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LA LUNGA NOTTE DI SAN ROCCO E DELLA DANZA DELLE SPADE

LA LUNGA NOTTE DI SAN ROCCO E DELLA DANZA DELLE SPADE

Ritorna anche quest’anno l’appuntamento con la grande festa di San Rocco e la pizzica più sentita e famosa del Salento: La danza delle spade.


Un rito che ha origini antichissime e che si ripresenta ogni anno come l’avvicendarsi delle stagioni. Forse i significati di oggi sono diversi rispetto a quelli di un tempo,  ma la magia e lo spirito che si creano all’interno delle ronde strette tra l’accalcarsi di tantissima gente, sono veramente autentiche.
Una festa antichissima questa di San Rocco a Torre Paduli, le cui origini si perdono nella notte dei tempi.

L’atmosfera che si respira a Torre Paduli nella notte più attesa dell’anno è veramente unica. Nella lunga notte tra il 15 ed il 16 agosto è tutto un fermento ed un crearsi di ronde spontanee nel cui interno danno spettacolo i danzatori delle spade, simulando gli antichi duelli che si verficavano un tempo nei mercati. Al ritmo incessante del tamburrello gli uomini si “combattono” nel rispetto di antiche ed ancestrali regole e consuetudini.

Il programma per la grande festa di San Rocco a Torre Paduli è pronto.
La manifestazione è stata patrocinata dal Ministero degli Affari Regionali

Il 12 agosto 2008
Apertura ufficiale della Mostra mercato che quest’anno conta circa 40 stand. Grande rilievo naturalmente ai prodotti tipici dell’artigianato salentino con un occhio di riguardo agli antichi mestieri ed in particolare alla creazione dei tamburrelli.

Il 12 agosto 2008
UCCIO ALOISI gruppu. Uccio Aloisi nasce settantacinque anni fa a Cutrofiano, un piccolo paese del basso salento. Antonio, questo il suo vero nome (da cui il diminutivo Antoniuccio e quindi Uccio), ha una storia di figlio della terra, nel senso più reale del termine. E’ ultimo di una numerosa famiglia contadina, povera gente che ogni alba iniziava una lunga giornata per la sopravvivenza, lavorando la terra.


13 agosto 2008

Albanoscia
KamaFei è un composto in griko, che vuol dire caldo che scorre, quel caldo che ci accompagna in ogni stagione, che nasce dagli strumenti tra l´antico ed il moderno, lo stesso calore che si cerca di dare durante i concerti e quel calore che restituisce la gente che ascolta ed è partecipe per ogni spettacolo che vorrebbe essere una festa che coinvolge come in una ronda estiva.

14 agosto 2008
ARCUEVI sono un gruppo musicale che propone pizziche e canti salentina. E’ composto da sei ragazzi originari di Matino e Casarano,decisi a tramandare il patrimonio culturale,espresso con canti  e ballate tradizionali, ricevuto anche attraverso la testimonianza dei propri nonni.

SU’ D’ESt
si tratta di un gruppo che fa il suo ingresso nel panorama della musica salentina, con l’orgoglio dell’appartenenza (sono d’Est) che da sempre anima gli abitanti di questa terra e con la consapevolezza di ciò che rappresenta una zona di confine come il Salento (Sud-Est): crocevia di scambi e incontri di culture, terra d’accoglienza per antonomasia.

17 agosto 2008
programma musicale organizzato dalla Pro-Loco San Rocco,con il gruppo “Vascomania” e il gruppo di pizzica “Artenoscia”.
Il Tutto si terrà in Largo San Rocco.

La pizzicata è donna!

Sebbene non manchino i pizzicati, la leggenda vuole che sia la donna il bersaglio preferito dalla tarantola, specie di aracnide conosciuto scientificamente con il nome di Latrodectus tredecim guttatus. Per riuscire a capire meglio il perché di questa scelta è necessario considerare il contesto storico e sociale nel quale si è sviluppata questa cultura.

Dopo l’avvento della cultura patriarcale e l’annullamento di ogni potere matriarcale (con conseguente sottomissione totale del femminino)a ha sempre vissuto in uno stato di emarginazione sociale in cui è stata volutamente considerata peccaminosa e, primo fra tutti, elemento inferiore. La Chiesa la vuole generata da una costola di Adamo (che a sua volta è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio – cosa di cui non gode la donna) ed è stata giudicata, dopo la cacciata dal paradiso terrestre, colpevole del dolore e della sofferenza inflitta agli uomini dopo l’allontanamento dal regno di Dio.

Inoltre, se leggiamo attentamente la Genesi, notiamo che prima di Eva era stata creata un’altra donna (Lilith) che verrà subito cancellata da ogni libro in quanto essere dominatore, incarnazione del desiderio sessuale più istintivo. Troppo scomoda, Lilith viene trasformata in un essere immondo, traditore, debole e nettamente inferiore. La donna verrà relegata ad un ruolo marginale, totalmente dipendente dal maschio.

All’interno di questo contesto culturale, l’essere pizzicati da un animale in grado di provocare uno stato di trance e di indurla a comportarsi come non avrebbe mai potuto fare, diventa un escamotage per ottenere una rivincita sul maschile. Le regole quotidiane vengono capovolte e lei diviene protagonista assoluta, centro di attenzioni. Lei che non ha importanza alcuna all’interno della società, adesso ne diventa il centro propulsore, assume un’importanza che normalmente non le è concessa. Tutto si ribalta: ruoli e convenzioni. Ed ella cerca di diventare libera in una società fondata sull’oppressione. Anche se solo per un paio di giorni.

Pizzicata festival 2008, a Martano nella Grecìa Salentina


Culli soni e culli canti
Pizzicata Festival 2008
Martano (Le), 3-5 agosto 2008
direzione artistica: Vincenzo Santoro

A Martano (LE) uno dei principali paesi della Grecìa Salentina, Vincenzo Santoro propone Pizzicata Festival 2008, un progetto musicale che  mette a confronto tra di loro alcuni dei gruppi popolari che più di altri ripropongono in modo autentico le varie forme di musica popolare della tradizione orale del Sud d’Italia.

I temi principali che caratterizzano questa edizione di Pizzicata Festival 2008 sono:

il canto femminile ed il canto sociale.

Per il primo tema gli ospiti saranno le Sorelle Marras dalla Sardegna,  le FicuFresche dalla Campania,  per i canti di lavoro e sociali, Otello Profazio, il “pioniere” della canzone popolare politica in Italia, i Rione Junno da Monte Sant’Angelo,  Tonino Zurlo da Ostuni, lo spettacolo Memorie della Terra, con i canti e i racconti delle lotte contadine e delle tabacchine del Salento.

Nel programma è previsto anche un percorso tra musica e sapori di terra d’Otranto con Anna Cinzia Villani e Suoni Rurali “Li guai de la pignata”.

PROGRAMMA PIZZICATA FESTIVAL 2008

Domenica 3 agosto 2008
Ficufresche
Viesh. Il canto nelle comunità italo-albanesi
Anna Cinzia Villani e Suoni Rurali in Li guai de la pignata

lunedì 4 agosto 2008
Sorelle Marras
Otello Profazio

Malicanti

martedì 5 agosto 2008
Tonino Zurlo
Memorie della Terra. Canti e racconti di lavoro e di lotta del Salento
Rione Junno (omaggio a Matteo Salvatore)

Quando la pizzica-scherma si trasformò in danza dei coltelli

Quando le storie si affidano alla cultura popolare, per la propria sopravvivenza, è facile notare come alcuni dati vengano trasformati dal tempo e da quel potente mezzo di comunicazione che è il passa parola.

Noi oggi siamo i figli dell’era elettronica e siamo abituati alla trasmissione delle notizie in digitale, la forma più precisa di trasmissione dati. Ma in passato il miglior mezzo di comunicazione non era la rete informatica, e il raccontare le cose subiva il tocco creativo del narratore. Stesso destino sembra sia accaduto anche alla Pizzica-scherma.

Nata come danza e come musica terapeutica, si è tramandata da madre a figlia, da figlio a padre subendo il destino del passa parola. Oggi si parla, tra le varianti della pizzica, della “Danza dei coltelli” o della “Danza delle Spade”, nomi che si colorano di immagini legate alla cavalleria e ai guerrieri. Ci si aspetterebbe di assistere ad una danza di lotta che fende nell’aria le sue armi di guerra e di sangue. In realtà questi due termini (spade e coltelli) nascono dalla trasformazione molto libera e, forse, deviante, del termine “scherma” della nostra scherma salentina. Con il passare del tempo, la scherma salentina è stata poi conosciuta come “Danza dei coltelli” o “Danza delle spade”, neologismi creati probabilmente da alcuni giornalisti pugliesi che hanno voluto dare un colore nuovo all’antica scherma salentina o, come viene anche conosciuta, la “pizzica-scherma”.

Se guardiamo agli usi e ai costumi del passato, nelle pieghe della storia in cui è nata questa forma di danza popolare, vediamo che l’uso di spade o di coltelli da parte di danzatori durante una festa pubblica in piazza era alquanto improbabile. Vi erano delle severe leggi che impedivano l’uso di armi per fini ludici. Oggi, però, è possibile notare che gli schermidori, danzatori d’eccezione della danza dei coltelli (o delle spade), maneggiano in realtà coltelli fittizi, rappresentati dall’indice e dal medio della mano che, come armi ideali, sfidano gli oppositori.

Chi ha voglia di godere dell’incredibile comunicazione corporea di questa antica danza non può mancare a Torrepadulila notte tra il 15 e il 16 agosto, notte in cui si dà vita a queste affascinanti danze in onore di San Rocco.

Il Fazzoletto rosso, simbolo di amore e di passione

La tradizione vuole che una delle tante varianti della pizzica sia, principalmente, una danza di corteggiamento dove la donna, muovendo i passi e saltellando al ritmo dei tamburelli, si lascia corteggiare dall’uomo.

Questi, avvolto dalla sensualità della danza, della musica e dagli sguardi di lei, lascia alla donna il potere della scelta. Ed ella, fedele alla sua storia ancestrale, gestisce le redini del fato e del destino amoroso, scegliendo il proprio partner e lasciandosi scegliere nuovamente da lui. Sarà proprio il fazzoletto rosso, rosso come il sangue e la passione, rosso come l’istinto incontrollato che, sventolato dalle mani di lei, sceglierà partner.

Questi accetterà la scelta della donna e si avvicinerà a lei, nel vortice di una danza erotica e sensuale, fatta di leggeri sfioramenti e sguardi erotici. Il fazzoletto rosso sarà, quindi, strumento di invito per l’uomo, scelto ad unirsi al suo sì. Questo rito del fazzoletto per la scelta del partner amoroso si ritrova ancora oggi non solo nel Salento, ma in tutta la regione e in alcune aree della Basilicata e della Campania.

La tradizione fa risalire l’uso del fazzoletto a periodi molto antichi e lo vuole simbolo d’amore. Il rosso acceso della stoffa emerge tra i movimenti caldi della danza per disegnare vortici di corteggiamento e di amoreggiamenti, per esprimere la propria voce una volta che la donna ha scelto il suo uomo. Giunti a questo punto il fazzoletto diverrà simbolo dell’amore concesso al partner da parte della fanciulla, la quale dona quel fazzoletto, rosso come il suo cuore, a colui che l’ha conquistata.

Alcuni studiosi sostengono, oggi, che il fazzoletto non appartiene alla tradizione della danza, ma che sia stato aggiunto in seguito, a mo’ di ornamento. Le mani delle danzatrici si anellavano del rosso della sua stoffa per aggiungere colore alla coreografia di una danza già di per sé travolgente. Quale che sia la sua vera storia, il rosso di quel fazzoletto è di sicuro simbolo emblematico di un sentimento forte ed istintivo come l’amore e la passione di cui si fa vessillo.

Un saluto a Pino Zimba, maestro della Pizzica Salentina

Sono passati solo pochi mesi dalla scomparsa del grande maestro Pino Zimba, al secolo Giuseppi Migali. Musicista e strumentista di grandi doti e di profondo spessore, il tamburello di Zimba ha promosso la pizzica del Salento oltre i confini della terra dei Saltellini, diffondendola per tutto lo stivale e oltre, fino ai confini del mondo. Figlio di un pizzicato, ha suonato e ha fatto ballare i pizzicati, portando alto l’onore della pizzica tradizionale immolandola sull’altare dell’immortalità imponendo le mani con il suo tocco rinnovatore come un piccolo dio Mida.

Pur rimanendo radicato alla propria tradizione e alla propria musica e cultura, il suo tocco magistrale ha permesso alla Pizzica Salentina di evolversi musicalmente, mantenendo vive e sempre attuali le tradizioni che ne hanno permesso la nascita e la diffusione. Il ritmo e la sensualità delle danze di questo intramontabile genere musicale hanno abbandonato alle spalle le motivazioni antropologiche della sua nascita per incarnarsi, sangue e passione, in una realtà moderna e contemporanea che ha cambiato i colori, ma non i battiti e le aspirazioni. Se prima si ballava per esorcizzare le avversità e gli stenti, oggi i nuovi tamburelli, i flauti e gli organetti dei Zimbaria si orchestrano per annientare lo stress e l’alienazione di questa vita tecnologica, per riportarci alle nostre radici più ancestrali, là dove l’istinto non viene offuscato dalla ragione. Zimba, con il suo tamburello leccese dà il ritmo a palpiti, pensieri, passioni e voce ad una vita che ha cambiato gli abiti, ma che è rimasta immutata in forma e sostanza.

Come non ricordarlo nei film di Edoardo Winspeare: La Pizzicata (1997), Il Miracolo (2003) e il celeberrimo Sangue Vivo (2000) dove la vicenda si snoda fra le strade del Salento e il ritmo della pizzica.